LA CRISI ECONOMICA E QUELLA DELLA RAI
Che d’estate sia lecito aspettarsi un palinsesto televisivo scarno è cosa risaputa. Si tende meno, però, a legittimare il vuoto assoluto se quest’ultimo è peculiarità del servizio pubblico. Specie in una fase congiunturale delicata come quella che stiamo attraversando.
Si era parlato di stakanovismo, nei giorni scorsi. E proprio su queste pagine ci si era chiesti a chi giovasse il silenzio della Rai sui temi caldi dell’agenda economica e politica. A parte qualche servizio nei tg, tuttavia dediti maggiormente ad inseguire i flirt di Federica Pellegrini, i cittadini sono tenuti al corrente poco – e male – su quanto sta avvenendo. Abbiamo scoperto di non essere i soli a lamentarsene.
Domenica in un lungo editoriale sul Corriere della Sera, Ernesto Galli Della Loggia domandava a Paolo Garimberti e a Lorenza Lei se anche loro sono italiani: “Abitano in Italia il presidente e il direttore generale della Rai? Vivono tra noi, condividono le nostre preoccupazioni e i nostri discorsi? Se la risposta è sì, come suppongo, allora è davvero inspiegabile come possano consentire che in questi giorni la stessa Rai, al di là della più scheletrica informazione sui fatti, lasci il Paese al buio, senza cercare di spiegargli a fondo quanto sta capitando”.
Non uno speciale dedicato, non un approfondimento. Sono trascorse settimane convulse in Rai, è vero. Ma le ore passate a riflettere sulla sorte di certe trasmissioni (vedi Report) giustificano una tale mancanza a scapito dei cittadini? Qualcuno chiosa: le casse della Rai non permettono granché. E con questo? In tempi di austerity richiesta in ogni dove anche l’azienda di Viale Mazzini avrebbe potuto immaginare un metodo alternativo di compensi e messa in onda.
Giusto per ricordarlo: giovedì si riuniranno le commissioni Affari costituzionali e Bilancio. Ci sarà pure il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Se non si correrà ai ripari sarà un’occasione sprecata. A guadagnarci sarebbero tanto i fruitori quanto gli addetti ai lavori.
Finchè ci sarà questo governo, bisogna rassegnarsi. I diversi dirigenti Rai sono tutti pronti ad accontantare il premier al quale che fine faccia la Rai importa poco, l’importante è che le reti Mediaset vadano bene. Questi dirigenti Rai non hanno ambizione nel far primeggiare la Rai perché sono stati messi lì di proposito. Sono demotivati. Ma, mi chiedo, l’opposizione è sempre latitante? Non si interessa mai di che fine faccia la Rai? Qualcuno dovrà intervenire sulla televisione pubblica, affinché rimanga pubblica. Non è giusto che noi paghiamo un canone per una televisione fatta per far piacere solo a Berlusconi. Se deve continuare ad essere così che sia Berlusconi a pagare il canone.
il d.g. LEI una altra furbona messa li dal VATICANO e che non capisce un CAZZO di televisione, si chiede perche’ il tg1 continua a perdere ascolti ,prova a chiederti perche’ li acquista LA7 INCAPACE