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Libia, si mettono in moto le diplomazie

Forse si è stati troppo frettolosi l’indomani dell’ingresso dei ribelli a Tripoli. Per dirsi davvero conclusa l’era Gheddafi, infatti, sarebbe opportuno conoscere le sorti del Rais (le ultime notizie provenienti dalla Libia vorrebbero gli insorti circondare un ipotetico nascondiglio del Colonnello del quale intanto è stato trasmesso l’ennesimo messaggio audio). Intanto, però, si fa necessario guardare anche al futuro e alla ricostruzione del Paese. E qui si mettono in moto le diplomazie. Mercoledì il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha ricevuto a Parigi Abdel Jalil, presidente del Cnt. Giovedì invece è stata la volta del primo ministro Jibril il quale a Milano ha incontrato il premier Silvio Berlusconi. In verità nulla di strano, sia chiaro. Ma appare comunque evidente come i potenziali partner strategici dello stato libico siano già pronti a nutrire i propri interessi. Sarkozy ha annunciato per la prossima settimana un grande summit internazionale sulla Libia, smanioso di incassare l’assegno per l’impegno della prima ora e preoccupato, forse, di raccogliere meno di quanto sperato. Berlusconi rilancia con il comitato di raccordo tra il governo italiano e il governo transitorio libico, mentre Paolo Scaroni (ad di Eni, anch’egli presente all’incontro di Milano con Jibril) garantiva in un’intervista al Corriere della Sera sui rapporti “speciali” dell’azienda con i ribelli.
È il tipico gioco delle parti, insomma. Un po’ come avviene nel mondo dell’informazione nostrana. Nella querelle La Repubblica-Tg1, ad esempio, ancor prima di un eventuale cattivo giornalismo le luci hanno riflesso una guerra pregiudiziale. In cui ognuno, diciamolo francamente, ha la sua bella fetta di responsabilità.

 

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