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Il tavolo della pace che non s’ha da fare

Se non fosse stato per le continue modifiche alla manovra e ancor di più per le dimissioni (ritirate l’indomani) di Enrico Mentana dalla direzione del TgLa7, forse ce ne saremmo occupati con maggiore cura. Fatto sta che in pochi si sono accorti del tentativo di riappacificazione tra le due società calcistiche più prestigiose d’Italia: Juventus e Inter.
Nel mese di novembre fu Andrea Agnelli a proporre un tavolo politico al fine di distendere una situazione che si protrae dal 2006, da quando cioè Calciopoli spazzò via molti dei risultati sportivi ottenuti dalla squadra bianconera. Da allora una serie di ricorsi di cui l’ultimo al Tnas – l’assegnazione ai neroazzurri di uno scudetto conquistato sul campo è rimasta a tutt’oggi indigesta nonostante la condanna di Luciano Moggi –, che si è però dichiarato incompetente nella controversia tra la Juve da una parte e la Figc e l’Inter dall’altra. Così è stata organizzata al Coni una tavola rotonda a cui hanno preso parte, tra gli altri, i presidenti di Inter e Juventus, Massimo Moratti e Andrea Agnelli.
Ora non vorremmo scomodare la storia con paragoni a dir poco azzardati, ma proprio quest’ultima sarebbe dovuta venire incontro agli ideatori del cosiddetto tavolo della pace. Pretendere di trovare un accordo immediato, da formalizzare eventualmente in un secondo momento, era un’impresa ardua. Soprattutto se nessuna delle parti è disposta a cedere di un millimetro la propria posizione. Le ragioni di ognuno, infatti, tali sono rimaste anche al termine dell’incontro. La Guerra Fredda, i processi di pace in Medio Oriente – ed ecco che scomodiamo invece la storia – sono durati, o durano a seconda dei casi, per anni. Probabile che per Inter e Juventus sarà allo stesso modo. Non si dica che non vi avevamo avvertiti. Il calcio è una cosa seria.

F. G.

 

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