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Un tassista ci scrive: ecco perché protestiamo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Massimo Ferri, tassista romano

Gentile Redazione,
Sono un tassista di Roma di 33 anni, pratico questa attività da 11 anni, quindi come si può dedurre ho iniziato il mio “lungo viaggio” a 22 anni. Ebbene si, lo chiamo proprio così: lungo viaggio. Non solo in termini di chilometri e stress perché senza dubbio esistono lavori più duri e meno remunerativi, ma soprattutto per il lungo mutuo di 15 anni ottenuto ipotecando la casa dei miei genitori dandomi la possibilità quindi di lavorare.
Non sono qui ora a fare la vittima, bensì a cercare per lo meno di farvi comprendere cosa accade nel nostro settore, sicuramente in crisi come molti altri, ma con la differenza di avere investito dei soldi e il rischio non solo di non recuperare più nulla, ma addirittura di non riuscire a terminare i pagamenti.
Premetto che sei anni fa l’Agenzia delle entrate ha dato un valore di ben 100.000 euro alla nostra licenza, con lo scopo di tassare la compravendita, ricevendo così una percentuale del 4,5% dall’acquirente e del 18% dal venditore. In questo modo io stesso ho dovuto pagare 4.500 euro oltre la rata della mia licenza, che poi sarebbe non altro che la nostra liquidazione dopo anni e anni di servizio non riconosciuto neanche come lavoro logorante e rischioso.
Con i nuovi provvedimenti del governo Monti rischiamo di ritrovarci con un pugno di sabbia nelle mani ed il rischio di non avere più un tetto sulla nostra testa. Il pericolo? Liberalizzazione del servizio taxi con l’eliminazione del limite di territorialità, l’eliminazione del divieto di cumulo di più licenze, quest’ultima ben più grave perché dà la possibilità ai grossi poteri ed industriali di acquistare più licenze taxi a prezzi stracciati e sfruttare noi stessi ed altri poveri malcapitati. Noi siamo definiti una lobby, con la sola differenza che allo Stato costiamo (0) nulla, l’auto è a nostre spese, addirittura neanche più il piccolo rimborso della Regione di 700 euro perché non ci sono i fondi, il credito d’imposta, cioè il rimborso carburante di fine anno, è sceso da 1.200 euro a 400 euro, ma ogni volta che si fa rifornimento è sempre più caro. Il carburante lo paghiamo come tutti!
Per non parlare delle spese di manutenzione dell’auto, le malattie non riconosciute, le ferie obbligate non retribuite… Insomma, ora addirittura ci viene proposto di acquisire una licenza bis per ogni licenza così da ottomila, solo a Roma, diventeremo 16.000. Assurdo!
Siamo disposti a migliorare il servizio con più corsie preferenziali controllate da telecamere; grossi sgravi sul carburante e laddove in orari specifici servano più auto rinforzare il servizio, le auto non mancano!
Ne approfitto, in chiusura, per fare un augurio e in bocca al lupo ai nuovi colleghi che hanno iniziato questo mestiere da poco.

Grazie e cordiali saluti,

Massimo Ferri
Tassista 3570

 

4 Commenti per “Un tassista ci scrive: ecco perché protestiamo”

  1. laura

    io,da cittadina,mi chiedo solo una cosa.Reddito medio dei taxisti pubblicato ieri,per il 2009,euro14000 all’anno,quindi poco piu’ di mille euro al mese e mi chiedo:”io investirei 100.000 euro minimo per guadagnare 1000 euro al mese?mi accollerei un mutuo che si mangia piu’ della meta’ del mio mensile?non credo proprio,quindi o qualcuno racconta palle su quello che guadagna o ,non mi spiego…perchè non mettiamo sui taxi un bel tassametro fiscale?tipo un POS e dopo sei mesi facciamo la conta e vediamo quanto evadono.

  2. entes

    Il problema dei tassisti italiani è che non sono onesti e troppo cari rispetto al resto d’Europa.
    Se ognuno di voi facesse tariffe più oneste, di sicuro lavorereste di più…E cmq è assurdo che facciate tutta questa caciara quando si tratta di voi. Non siete intoccabili…

  3. […] Un tassista ci scrive: ecco perché protestiamo […]

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