Monti: “Mia frase su posto fisso per dire che giovani devono abituarsi a nuovi scenari” | T-Mag | il magazine di Tecnè

Monti: “Mia frase su posto fisso per dire che giovani devono abituarsi a nuovi scenari”

Il lavoro al centro dell’intervento del premier Mario Monti a Repubblica Tv, in collegamento da Palazzo Chigi. E l’occasione è buona per spiegare meglio il senso della battuta sul posto fisso rilasciata l’altra sera a Matrix.
“Una frase come quella, presa fuori dal contesto, può prestarsi a un equivoco. Se intendiamo per ‘fisso’ un posto che ha una stabilità e tutele, certo è un valore positivo. La mia frase serviva a dire che i giovani devono abituarsi all’idea di non avere un posto fisso per tutta la vita, come capitava alla mia generazione o a quelle precedenti, un posto stabile presso un unico datore di lavoro o con la stessa sede per tutta la vita o quasi. Megli abituarsi a cambiare spesso luogo o tipo di lavoro e Paese. Questo on è da guardare con spavento, come una cosa negativa. Gli italiani e i giovani – sottolinea – hanno in genere troppa diffidenza verso la mobilità e il cambiamento”.
L’articolo 18, Monti ammette che sia sul tavolo. Anche se la discussione sul tema non è davvero la priorità per quanto ritenga che, applicato così, scoraggi gli investimenti. Si punta a nuovi modelli di welfare e quello danese corrisponde all’ideale. “Bisogna dare meno tutele a chi oggi ne ha troppe ed è quasi blindato nella sua cittadella, e darne di più a chi è in forme estreme di precariato o è fuori dal mercato del lavoro. Creare lavoro per i giovani è comunque l’obiettivo centrale di tutta la politica economica e sociale del governo, se ci si riesce e ci vorrà del tempo, ma questo non significa che i giovani debbano e possano avere quel lavoro per tutta la loro esistenza, il cambiamento è da guardare positivamente e non negativamente”.
“Il modello è più quello dell’Europa del Nord, della mitica Danimarca – afferma Monti -, ma non è che dobbiamo diventare tutti danesi. Lì c’è la tutela del singolo lavoratore e una serie di ammortizzatori sociali e reti di protezione per lui, non per il posto. C’è la possibilità di riaddestramento professionale”.
Un aiuto ai giovani che vogliono programmare il proprio futuro, infine, potrebbe effettivamente arrivare anche dalle banche. “Più un sistema bancario si modernizza – sostiene il premier -, più è capace di valutare il potenziale di reddito di un’azienda, di una famiglia o di un individuo. Più che guardare all’immobile a garanzia o al contratto di lavoro che dia continuità. Per il singolo lavoratore, se dimostra di aver avuto una serie di lavori e avendoli cambiati ha una prospettiva di mobilità, una capacità di reddito e di poter avere lavori, per avere prestiti allora non occorre più che il lavoro sia sempre presso quella azienda”.

 

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