Usa 2012. Come sono andati i caucuses in Nevada | T-Mag | il magazine di Tecnè

Usa 2012. Come sono andati i caucuses in Nevada

di Antonio Caputo

Nevada, Stato d’Argento, la cui città più famosa, (ben più della Capitale Carson City) è quella Las Vegas, vera e propria Mecca del gioco d’azzardo.
Quinta tappa della corsa per le primarie presidenziali: la sfida lascia, per il momento, la Costa Atlantica Meridionale (Florida e South Carolina), per spostarsi nel “Vecchio West” una regione costituita dai territori di Stati dagli spazi vastissimi e, causa l’inospitale conformazione desertica, con una assai scarsa densità di popolazione, ma in rapidissima crescita demografica. Deserti a 50 gradi all’ombra, canyon spettacolari, cactus giganteschi, ultime riserve dei “nativi” indoamericani, ai quali è affidata la gestione delle numerose case da gioco, e, tappa obbligata, causa la vicinanza con i Paesi dell’America latina, (Messico in primis), per l’immigrazione, spesso clandestina, di provenienza ispanica: il mondo del “Vecchio West” rappresenta, nell’ambito degli USA, un microcosmo assai interessante da studiare. Chi vuol conoscere gli States, dovrebbe compiere un giro da quelle parti per un viaggio davvero affascinante, sia dal punto di vista paesaggistico (probabilmente il più suggestivo di tutti gli Stati Uniti), sia dal punto di vista sociologico, con due aspetti da approfondire: 1) la notevolissima espansione demografica negli ultimi decenni dovuta, in buona parte ma non solo, all’immigrazione ispanica; 2) la vastità degli spazi a disposizione, la sfida ad una natura impervia, e la volontà di affermazione individuale, fattori che si intrecciano l’un l’altro e che contribuiscono, nell’insieme, a spiegare la forma mentis degli americani degli Stati del Sud-Ovest.
E veniamo ai risultati in Nevada: in campo democratico, come (quasi) sempre, Obama non aveva avversari; tra i repubblicani, come quattro anni fa, netta affermazione per Mitt Romney, più significativa ora che nel 2008. Più significativa, sia perché allora i caucus in Nevada si svolsero nello stesso giorno delle primarie in South Carolina, Stato che evidentemente non porta bene al miliardario mormone, che subì una secca sconfitta (solo terzo alle spalle, sia del vincitore McCain, che dal voto nello Stato meridionale spiccò il volo per la nomination, sia del pastore battista Huckabee), sia perché si tratta, quest’anno, di un’affermazione che giunge appena quattro giorni dopo un’altra “big win”, in Florida; con un uno–due che potrebbe tirare la volata all’ex governatore del Massachusetts in vista dei prossimi appuntamenti.
I numeri: a Romney il 50.1% dei voti; secondo, dopo un testa a testa durato ore, Newt Gingrich, al 21.1% il quale nonostante la doppia, pesante, sconfitta in pochi giorni, (e dopo anche quelle in Iowa e New Hampshire) non molla affatto, deciso a contendere sino all’ultimo delegato a Romney, che a questo punto diventa il favorito numero uno. Terzo il deputato libertario Ron Paul, al 18.8%, il quale (come quattro anni fa) predilige proprio i caucus, perché riesce a far pesare maggiormente i suoi voti in questo tipo di competizioni, la cui platea è più ristretta rispetto alle primarie, dove invece, evidentemente, il drappello dei suoi sostenitori si disperde nel “mare magnum” di un gran numero di votanti. Non molla neppure il cattolico conservatore Rick Santorum, che, in un’arena decisamente non favorevole, pur finendo solo quarto, strappa ancora una volta un risultato a due cifre, il 10%.
La vittoria di Romney non era in discussione, sebbene, dopo le difficoltà delle scorse settimane in particolare sui suoi fondi ai paradisi fiscali, e la netta sconfitta subita in South Carolina ad opera di Gingrich (passato in testa nei sondaggi, poi rovesciati negli ultimi giorni, anche in Florida), la partita sembrava tornata in bilico anche in questo Stato dove l’ex governatore del Massachusetts gioca praticamente in casa. Il Nevada, infatti, segna una forte presenza di mormoni, fattore che ovviamente favorisce Romney, cui però ha indubbiamente giovato, facendo da traino, soprattutto la netta vittoria di martedì in Florida.
Prossima tappa domani; dopo cinque appuntamenti in cui votava uno Stato singolarmente, per la prima volta in questa tornata elettorale, tre Stati al voto insieme, per un “super martedì” in miniatura: caucus in Colorado (solo repubblicani, per i democratici a marzo), Minnesota e primarie in Missouri. Se, dopo le due vittorie degli ultimi giorni, Romney dovesse fare “cappotto” aggiudicandosi anche questi altri tre Stati, si porterebbe decisamente in testa nella corsa alla nomination repubblicana; in quel caso, soltanto scivoloni clamorosi potrebbero togliergli la palma di sfidante di Obama.

 

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