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La situazione in Siria si fa sempre più drammatica

La situazione in Siria si fa sempre più drammatica. E non è una di quelle frasi fatte, buone ad ogni occasione laddove un regime autocratico – condannato un po’ ovunque – reprime nel sangue la rivolta popolare. È realtà. E ci sono numeri sconvolgenti – non lo diciamo per una fissazione statistica – a testimoniarlo. Tra marzo e settembre 2011 sarebbero morte tremila persone, secondo una relazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Per non parlare dei bambini che stando alla denuncia dell’Unicef avrebbero perso la vita in 400 negli ultimi 11 mesi di violenze. E altrettanti 400 minori sarebbero detenuti in carcere.
Le voci si rincorrono. Tanto l’Unione europea quanto la Casa Bianca continuano a prediligere la via diplomatica prima di intraprendere qualsiasi ipotesi alternativa. Anche se la Cnn ha riferito mercoledì – indiscrezioni da prendere con il beneficio del dubbio – di un possibile intervento militare statunitense. La questione, del resto, non è più di esclusiva competenza di Damasco (al di là degli aspetti legati al rispetto dei diritti umani), ma ha travalicato i confini siriani coinvolgendo vecchi e nuovi attori dello scacchiere internazionale. Il veto posto da Russia e Cina alla risoluzione Onu che prevedeva una serie di sanzioni da imporre al regime di Assad apre di fatto scenari al momento imprevedibili e blocca l’unica arma – forse ancora insufficiente – che aveva come obiettivo l’interruzione di ulteriore spargimento di sangue. I continui bombardamenti sulla città di Homs sono emblematici in questo senso.
Nel suo Rapporto annuale 2011, Amnesty International evidenzia come in Siria le autorità abbiano continuato “a essere intolleranti verso ogni dissenso. Coloro che criticavano il governo, compresi difensori dei diritti umani, sono incorsi in arresti e carcerazioni al termine di processi iniqui, e divieti di viaggio all’estero. Alcuni erano prigionieri di coscienza. È stata negata la registrazione legale a Ngo di tutela dei diritti umani e a partiti politici d’opposizione. Le forze statali e la polizia hanno continuato a commettere torture e altri maltrattamenti nell’impunità e ci sono stati almeno otto decessi in custodia. Il governo non ha provveduto a fare chiarezza sulla sorte di 49 prigionieri di cui si erano perse le tracce, dopo le violenze consumate nel carcere militare di Saydnaya nel 2008 e non si è attivato per accertare le responsabilità per le migliaia di vittime di sparizioni forzate negli anni precedenti. Le donne hanno subito discriminazioni e violenze per motivi di genere; almeno 22 persone, in maggioranza donne, sono rimaste vittime dei cosiddetti “delitti d’onore”. Membri della comunità curda hanno continuato a vedersi negato l’accesso ai diritti economici, sociali e culturali. Sono state messe a morte almeno 17 persone, compresa una donna che sarebbe stata vittima di abusi fisici e sessuali”.

F. G.

 

1 Commento per “La situazione in Siria si fa sempre più drammatica”

  1. […] soprattutto nella provincia di Homs. Alcuni numeri – agghiaccianti – li avevamo sviscerati in questo articolo e c’è da considerare che nel frattempo sono aumentati. È notizia di mercoledì la morte dei […]

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