Il fu Festival della canzone italiana. Che fine ha fatto la musica? | T-Mag | il magazine di Tecnè

Il fu Festival della canzone italiana. Che fine ha fatto la musica?

di Giorgia Del Cupola

Pur di avere successo, Sanremo 2012 si è messo le bombe in casa e le ha guardate esplodere. Si è fatto di tutto per avere come ospite Adriano Celentano, affrontando le ormai irrinunciabili polemiche sul cachet, per poi lasciarlo sparare ad alzo zero sulla platea dirigenziale della Rai e sulla stampa cattolica, contravvenendo ad ogni codice etico comportamentale che si addice ad un servizio pubblico, fino a spingere i vertici a commissariare il Festival, inviando il “poliziotto” Antonio Marano a prendere le redini della più importante manifestazione canora italiana, ormai trasformatasi in circo mediatico. Celentano, però, porta anche a casa l’agognato bottino di share. E accade che la Rai dica che così “non si fa”, ma lo che deve rifare nella serata di chiusura. Poi, a fare da contorno al caos molleggiato, c’è il sistema di voto che si inceppa costringendo i cantanti a esibirsi nuovamente tutti nella seconda serata, c’è la valletta infortunata, che dopo essere stata demonizzata dalle femministe viene misteriosamente rimpiazzata – causa dolore cervicale – dalle rodate Canalis e Belen, con tanto di scandalo sulla presenza o meno dello slip di quest’ultima, “sparito” misteriosamente durante la seconda serata per lasciare spazio ad una farfallina tatuata. E ancora la polemica per il “non ho nulla contro i gay” di Gianni Morandi, durante lo sketch de I Soliti Idioti, che con i loro siparietti sul razzismo e l’omosessualità non hanno suscitato la polemica sperata (d’altronde i polemisti avevano ben altro da guardare); le aspre critiche del direttore di Raiuno, Mauro Mazza, che si accanisce contro Luca e Paolo, sostenendo che le parolacce usate durante il loro intervento fungevano da riempitivo all’assenza di qualcosa di rilevante da dire. I più infuriati però sono probabilmente proprio i cantanti, completamente ignorati durante la prima serata, sopportati a forza durante la seconda e giudicati con superficialità nelle loro performance, usati come inframezzo tra un colpo di scena e l’altro. I personaggi più di ogni altra cosa hanno dominato l’Ariston, ricercando forse la formula che ha portato tanto successo a Fiorello, ma finendo per creare un grande minestrone, che poco aveva della gara canora, che a tratti è stato un one-man show, spesso sconfinando nel trash e con la morsa della censura sempre pronta a serrarsi.
La domanda che sorge spontanea è: tutto era stato studiato seguendo l’unica religione della tv italiana, l’audience, a scapito (nel caso ad esempio di Celentano) di quella con una certa sensibilità cattolica oppure qualcosa è sfuggito veramente al controllo direttivo e l’improvvisazione ha preso il sopravvento portando ad un successo altrimenti insperato? Di sicuro c’è che a Sanremo, quest’anno, non sarà un cantante a vincere.

 

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