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Solo l’1 per cento delle farmacie online è legale

Il caso di Teresa Sunna, la giovane di 28 anni morta sabato a Barletta dopo un test clinico in cui ha assunto una sostanza acquistata su eBay e che conteneva con ogni probabilità nitrito di sodio con una concentrazione del 70% (il sorbitolo non ha mai ucciso nessuno, ha chiarito il tossicologo Roberto Gagliano Candela), ha acceso i riflettori su una questione a quanto pare molto più grave di quanto si possa immaginare. La nota dell’Agenzia italiana del farmaco non sembra ammettere repliche al riguardo: solo l’1% delle farmacie online è legale.
“Il quadro generale – spiega l’Aifa – è reso complesso da una serie di motivi, in primo luogo una situazione eterogenea, anche in ambito europeo, dove coesistono attualmente situazioni diverse: se in alcuni paesi si è infatti proceduto ad autorizzare le farmacie online, e l’attività di vendita e acquisto di farmaci in rete è dunque considerata legale, in altri, come l’Italia, ciò non è ancora avvenuto. Secondo l’ente statunitense LegitScript – si apprende ancora –, il servizio di verifica e controllo delle farmacie online, l’unico riconosciuto ufficialmente dalle federazioni dei farmacisti, solo l’1% delle 40 mila farmacie censite sarebbe legale, ovvero controllato dalle autorità competenti. Il resto dell’esistente sarebbe invece rappresentato da farmacie false o illegali. Le prime dedite esclusivamente alla frode, le seconde alla diffusione di prodotti sospetti e non conformi agli standard vigenti”. In Italia comunque lo shopping in rete di prodotti farmaceutici chiude la classifica degli acquisti online confermando come gli italiani preferiscano acquistare beni ma non servizi alla persona, per i quali ripongono maggiore fiducia nei canali del commercio tradizionale. infatti, negli ultimi dodici mesi solo l’1,5% degli italiani dichiara di aver comprato medicine in rete, secondo lo studio di Tecnè Italia Nuovo habitat tecnologico.
Il ministero della Salute, tuttavia, ha fatto sapere che in questo settore dal 2005 ad oggi sono state segnalate all’autorità giudiziaria 5.445 persone (1.742 nel 2011), arrestate 337 persone (84 nel 2011) e sequestrate 3.664.000 tra fiale e compresse (1.335.000 nel 2011). Avremmo una domanda a tale proposito. Che poi è la stessa che ci siamo posti in altre occasioni, su tutte in materia di sicurezza sul lavoro e malattie professionali. Perché enti o istituzioni preposte al proprio ambito di competenza non sviluppano campagne mediatiche adeguate che esulino dal mero spot fine a se stesso? Sarebbe opportuno essere più informati sui rischi che corriamo, a quanto pare, spesso inconsapevolmente.

F. G.

 

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