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Le due facce del governo Monti

di Fabio Germani

Sembra di leggere di due “Italie”. Una che arranca e che litiga sulla riforma del mercato del lavoro (ma sarebbe meglio dire sull’articolo 18). E un’altra che viene promossa un po’ ovunque, fuori dallo Stivale. Obama elogia Monti. Hu Jintao assicura durante il summit di Seul sul nucleare che intende incoraggiare gli investimenti e gli scambi commerciali della Cina nel nostro Paese. L’Ocse sostiene che la riforma del lavoro sia “un passo decisivo per la crescita dell’Italia” e di simile tenore è l’endorsement del Wall Street Journal che in un recente editoriale ha paragonato Monti a Margaret Thatcher. “Il premier italiano – scriveva martedì il giornale – ha una rara opportunità di educare gli italiani sulle riforme economiche”. Monti, veniva fatto notare sulle pagine del Wall Street Journal, “se ne è andato dai negoziati con i sindacati e ha annunciato che procederà alla riforma delle famigerate leggi sul lavoro, con o senza il consenso delle organizzazioni sindacali. Se a Roma sarà risparmiato il destino recentemente toccato ad Atene, segnatevi questa settimana come il momento della svolta”.
La figura salvifica che ritrae il premier, soprattutto all’estero (Quest’uomo può salvare l’Europa?, si chiedeva il Time non molto tempo fa), sembra essere, al momento, meno recepita in Italia rispetto a quando si insediò a Palazzo Chigi. Sondaggisti concordi: il consenso nei confronti del governo è calato. In un mese si è passati dal 59% al 55% (Ipr Marketing per Repubblica.it). Più severo il giudizio di Ispo che ha rilevato, domenica per il Corriere della Sera, il 44% dei favori per l’esecutivo (a inizio marzo questi ultimi viaggiavano a quota 50-60%). A pesare – anche su questo i sondaggisti sono d’accordo – sono le ultime decisioni del governo, guarda caso sul mercato del lavoro. E c’è da scommettere che la pressione fiscale (di cui Confcommercio ne ha sottolineato il balzo dal settimo al quinto posto nella classifica europea e nel 2012 si attesterà al 55%) non abbia di certo giovato all’esecutivo.
Però c’è ancora da osservare che la politica non se la passa affatto meglio. I partiti vivono un intenso periodo di crisi, lo abbiamo già visto: la percentuale di quanti dichiarano il voto è diminuita dal 77,5% delle politiche 2008 al 53,9% di marzo 2012 (dati Tecnè).
Mario Monti deve essere un attento lettore di sondaggi. Motivando il varo di misure talvolta impopolari, ma utili a fronteggiare l’emergenza (e soprattutto esportando al di fuori dei nostri confini il messaggio secondo cui l’Italia da problema è divenuta la soluzione), ha ripetuto più volte quale sia il suo pensiero sul consenso degli italiani. Lunedì lo ha fatto tra le righe (“Finora il Paese si è mostrato più pronto di quello che immaginassi e se qualche segno di scarso gradimento c’è stato è andato verso altri protagonisti del percorso politico, ma non verso il governo”), mercoledì è stato persino più esplicito: “Nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no”. E proprio sul lavoro il premier, in Giappone al Forum organizzato dal gruppo editoriale Nikkei Shimbun, si è dichiarato fiducioso e speranzoso che il Parlamento concluda l’esame del testo prima dell’estate. Ha riferito, Monti, di credere nella persuasione. Che arriva anche da Bruxelles, peraltro. La Commissione europea ha auspicato una rapida approvazione in Parlamento della riforma, pur richiedendo di rivedere “alcuni aspetti della legge sulla protezione dell’impiego e il suo frammentato sistema di sussidi alla disoccupazione”. La riforma del lavoro, sostiene l’Ocse, va nella giusta direzione mentre in Italia scende dal 49 al 46% (Ipr Marketing) il consenso nei confronti del ministro Elsa Fornero.

 

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