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La necessità della politica responsabile

di Fabio Germani

Si è in “trepidante” attesa dell’annuncio. Solo di quello, visto che tutto dovrebbe essere già deciso. E come in un déjà vu ci si materializza davanti agli occhi la nuova – ennesima – discesa in campo di Silvio Berlusconi. Che giunge, quasi ironia della sorte, nelle stesse ore in cui l’agenzia di rating Moody’s declassa l’Italia di due gradini, da A3 a BAA2.
Cosa è cambiato da novembre ad oggi? A guardare l’andamento dello spread in queste ultime settimane verrebbe da dire poco o nulla. La disoccupazione è nel frattempo aumentata, il carrello della spesa diminuito, la pressione fiscale alle stelle e la crescita al momento appare più un concetto che non un obiettivo a breve termine. Però – è il leitmotiv del momento – l’Italia ha recuperato la propria centralità in sede comunitaria. Che non è poca cosa, considerati alcuni aneddoti risalenti all’anno scorso (il G20 di Cannes o le risate in conferenza stampa di Merkel e Sarkozy dopo una domanda su Berlusconi, ad esempio). Oggi, tutto sommato, possiamo contare sulla benedizione di Bruxelles riguardo la riforma del lavoro e la spending review volute dal governo Monti. Eppure, inutile girarci intorno, la crisi economica non dà tregua. La sensazione di una breve flessione si è avuta l’indomani del vertice europeo in cui l’Italia (insieme alla Spagna) aveva portato a casa il successo dello scudo anti-spread: la quiete prima della tempesta.
Per quanto la Commissione europea ritenga la decisione “inappropriata” (soprattutto sulla tempistica, dati gli “sforzi senza precedenti” dell’Italia per uscire dalla crisi), la scure di Moody’s rievoca momenti non felicissimi e una serie di sconquassamenti che costrinsero Berlusconi alle inevitabili dimissioni di novembre. E se Galan paragona il ritorno sulle scene del Cavaliere ad un qualcosa migliore di un orgasmo, le cancellerie europee al contrario fanno a gara a chi teme di più un suo possibile rientro a Palazzo Chigi. Ma la questione politica – di cui abbiamo già trattato e senz’altro tratteremo ancora – fa il paio con quella economica, resa in aggiunta aspra da una crisi che è evidentemente sistemica.
Per adesso ci limiteremo a sottolineare come la nuova – ennesima – discesa in campo di Berlusconi possa rappresentare un rischio in chiave “diplomatica” in una fase ancora molto delicata. Al momento non sembrano esserci i presupposti per credere che il peggio possa passare da qui al termine della legislatura e di tutto il Paese ha bisogno fuorché di una campagna elettorale infuocata. Serviranno piuttosto le idee, possibilmente innovative, e una maggiore responsabilità (consci che d’amore e d’accordo su ogni singola istanza non potremo mai andare) al fine di superare il momento di difficoltà. Evitando magari mezzucci di qua e scandali di là. E non rimandando a babbo morto ciò che è impellente per il bene comune. Le belle parole da sole non basteranno, dovranno seguire i fatti. Con o senza Berlusconi, con o senza Monti.

 

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