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I 100 disegni ritrovati di Caravaggio

La scorsa settimana si è parlato di una svolta nella storia dell’arte: un centinaio di disegni attribuiti al giovane Caravaggio sono stati scoperti al Palazzo Sforzesco a Milano.
Secondo un’equipe di studiosi si tratterebbe dei “primi passi” di Michelangelo Merisi quando appena adolescente era allievo nella bottega del pittore manierista Simone Peterzano dal 1584 al 1588. Le opere sono venute alla luce grazie ad una lunga e accurata ricerca svolta da un gruppo di esperti guidati da Maurizio Bernardelli Curuz (direttore artistico della Fondazione Brescia Musei) e Adriana Conconi Fedrigolli (storica dell’arte) che hanno anticipato la notizia all’ansa.
“Era impossibile che Caravaggio non avesse lasciato nessuna testimonianza della sua attività durata dal 1584 al 1588 presso la bottega di un pittore, all’epoca famoso e ricercato” sostiene Bernardelli Curuz. Il disegno è sempre stato una delle attività primarie nell’ambito del percorso formativo nelle scuole e nelle Accademie tradizionali, l’equivoco è nato dal fatto che si è pensato che Caravaggio non disegnasse ne avesse mai disegnato perché nei suoi dipinti non appaiono, al di la delle incisioni sommarie, attività grafiche preparatorie nonostante indagini diagnostiche più recenti abbiano messo in luce lievi tracce di disegni preparatori. Il Maestro molto probabilmente si attenne alla pedagogia dell’epoca, memorizzò, adattò i disegni, forse gli portò con se anche fisicamente in dimensioni maggiori rispetto ai minuscoli bozzetti realizzati a Milano. Infatti i due studiosi hanno messo a punto una rigorosa metodologia di indagine che ha permesso in primo luogo di individuare il “canone geometrico” che contiene le raffigurazioni del primo periodo romano “I Volti di Efebo” fino al “Ragazzo Morso dal Ramarro” (1593). “Ogni pittore ne ha uno come una matrice stilistica”, sottolineano i due studiosi che hanno proceduto a rintracciare quelle stesse proporzioni nei disegni di studio che ogni allievo aveva il compito di realizzare fino a impararli a memoria, declinandoli nelle più diverse fisionomie e posture. Dei circa 100 disegni rinvenuti nel Fondo della Bottega di Peterzano, ben 83 secondo Bernardelli e Fedrigolli “saranno ripresi più volte nelle opere della maturità, a dimostrazione che il giovane pittore partì da Milano con canoni, modelli e alcune possibili varianti stilistiche pronti per essere utilizzati nei dipinti romani”. I due ricercatori hanno individuato il “canone geometrico” anche in un dipinto di Simone Peterzano nella chiesa milanese dei Santi Paolo e Barnaba in cui viene raffigurato “Il Miracolo dei Santi Paolo e Barnaba a Listri” eseguito dal Peterzano nel 1573, (quando Caravaggio aveva due anni) considerato da Roberto Longhi “fortemente precaravaggesco”. Un sospetto gruppo di ritratti giustificherebbe l’intuizione di Longhi, in quanto quei personaggi sarebbero stati ancora troppo giovani per apparire in tali ruoli e fogge, troppo intense erano le figure dei ritratti che apparivano aggiunti da un altra mano, affastellate per riempire i vuoti tra figura e figura contro il fondale, dotati di una diversa messa a fuoco rispetto ai volti dei personaggi presenti nel dipinto..
Le evidenti incongruenze temporali e le diversità di stile hanno portato gli studiosi ad indagare in quello che ritengono un rifacimento eseguito nel 1590 dal Merisi, probabilmente proposto dalla sua storica protettrice Costanza Sforza Colonna benefattrice dei Barnabiti. In quello che potrebbe essere stato il suo primo lavoro in autonomia emerge “una assoluta originalità” senza contare sottolinea Bernardelli Curuz che almeno nove di quei ritratti tornano nella successiva produzione, come la raffigurazione di “Carlo Bascapè” (1573) superiore generale dei Barnabiti, direttore spirituale di Costanza, giovane allievo dell’Università di Pavia all’epoca della stesura del dipinto del Peterzano ha lo stesso volto di un personaggio “dell’Ecce Homo” (1605) o quello di “Alessandro Sauli” (1573) che appare raffigurato come una persona anziana, mentre ai tempi del Peterzano non aveva nemmeno quaranta anni, e riappare “nell’Incredulità di S. Tommaso” (1600-1601). Queste evidenti incongruenze temporali, legate ad unità stilistiche di diversa natura rispetto al resto del dipinto hanno portato gli studiosi ad indagare agli esiti dell’integrazione, evidentemente compiuta da Caravaggio. La rapida e violenta modalità di stesura del segno dei due ritratti potrebbe essere la stessa che il giovane allievo infonde nelle brevi righe di un biglietto di proteste anch’esso rinvenuto nel Fondo Peterzano che mette in luce attriti e incomprensioni tra due temperamenti agli antipodi. Il breve scritto è stato sottoposto a perizia grafologica in un confronto con ricevute di pagamento di Caravaggio nel 1605-1606. Per l’esperta grafologa Anna Grasso Rossetti consulente del tribunale di Brescia i diversi biglietti sarebbero della stessa mano e quindi tutti autografi di Michelangelo Merisi.
Le 100 opere ritrovate, che rivoluzionano il sistema Merisi comportano una necessaria revisione degli studi caravaggeschi, avendo un grande valore economico e ricadute istituzionali di elevatissima valenza. Si calcola infatti che solo il valore dei disegni (di proprietà del Comune di Milano) possa ammontare a circa 700 milioni di euro. Accanto a ciò si aggiunge il fatto che la valorizzazione espositiva delle opere potrà configurare il nucleo di un museo dedicato allo stesso Merisi in Lombardia.
Il ritrovamento dei disegni oltre a presentare l’iter artistico del Maestro, può aiutare gli studiosi poiché è stata individuata la matrice disegnativa originale per risalire ad altre opere perdute o di attribuzione controversa. La matrice strutturale del pittore si presenta ben delineata per stile e tipologia figurativa, prima della partenza di Caravaggio per Roma avvenuta nel 1592.
Nel corso della ricerca gli studiosi hanno ritrovato due dipinti che potrebbero costituire il più stretto anello di congiunzione stilistica con il Caravaggio romano del primissimo periodo, “il Ritratto di una Giovane Donna” attribuito al Salmeggia (pittore legato ai canoni classicisti) e donata da poco al Museo dell’Accademia Carrara di Bergamo, un dipinto che stilisticamente ha i modi caravaggeschi, e che evidenzia le prove stilistiche generali, secondo gli studiosi, in previsione della partenza romana. Lo studio ha permesso anche l’individuazione e l’accostamento di quattro ritratti a matita che Peterzano dedica ad un proprio allievo dall’adolescenza alla maturità. Il volto confrontato con gli autoritratti che Caravaggio realizzerà nel periodo romano, indica un’assoluta sovrapponibilità delle linee fisiognomiche. Ciò consente non soltanto di rilevare i mutamenti del volto di Michelangelo Merisi durante la crescita, ma porterà attraverso un nuovo studio ad identificare la presenza del volto di Caravaggio in una delle opere tarde di Peterzano.
Se l’autenticità di questi disegni fosse provata, si aprirebbero nuovi scenari sulla vita di Michelangelo Merisi che porterebbero a riscrivere la sua biografia, in particolare per quanto riguarda la formazione del pittore e il suo rapporto con la protettrice Costanza Sforza Colonna.

 

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