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Il (nuovo) ruolo del capo dello Stato

di Antonio Caputo

Con l’approvazione in prima battuta al Senato del testo di riforma costituzionale, che sancisce l’elezione popolare diretta del capo dello Stato, con l’intenzione di trasformare l’Italia in Repubblica semipresidenziale, si è riaperto il dibattito sui poteri del presidente della Repubblica.
Nata, secondo la lettera della Costituzione, come istituzione di garanzia, la figura del capo dello Stato ha via via assunto un ruolo sempre più centrale, anche e soprattutto dal punto di vista politico. Ciò per una evoluzione interpretativa dei suoi poteri, avvenuta senza una revisione costituzionale.
E’ soprattutto a partire da Pertini che il ruolo del Quirinale comincia a cambiare: l’allora presidente diede la sua impronta al settennato soprattutto con le dichiarazioni (celebri le bacchettate ai partiti, in occasione di tragedie come quelle dell’Irpinia o dell’assassinio del generale Dalla Chiesa) e la sua onnipresenza (come al pozzo di Vermicino, dove si stava consumando la tragedia di Alfredino Rampi o ai Mondiali di Spagna, nel 1982).
E come, dopo Pertini, dimenticare le “picconate” di Cossiga? Due anni prima di tangentopoli, l’allora inquilino del Quirinale aveva cominciato a tuonare contro un sistema istituzionale ingessato, che non permetteva la modernizzazione del Paese, invocando riforme costituzionali radicali; contro un ceto politico che “toglieva legittimità alle istituzioni; che usa il potere, non proteggere, ma solo per gestirlo”; ma anche contro la magistratura, soprattutto nei suoi organi rappresentativi, Csm (istituzionale) e Anm (sindacale).
Ai due vulcanici Ppesidenti, seguì Oscar Luigi Scalfaro, il quale, sia pur caratterialmente più cheto, fu un capo dello Stato non certo meno interventista dei suoi predecessori. In momenti di crisi drammatica delle istituzioni varò quelli che si potevano definire “governi del presidente” (Ciampi, nel 1993, e Dini, nel 1995); moltiplicò le esternazioni, ben più di Pertini e Cossiga, ed ingaggiò un braccio di ferro con il centrodestra, schieramento che, al mutamento del sistema elettorale (in senso maggioritario), voleva un adeguamento costituzionale, che trasformasse il parlamentarismo in premierato.
Con il mandato di Carlo Azeglio Ciampi, il cui ruolo fu universalmente considerato più di garanzia rispetto ai suoi immediati predecessori, il Quirinale acquisì ulteriore autorevolezza. Ciampi ebbe sempre una popolarità elevatissima, accresciuta dal suo attaccamento ai valori della patria, affievolitisi da decenni. La sua autorevolezza e popolarità gli avevano consentito di esercitare quella moral suasion, che contribuì nel percorso parlamentare a stemperare le criticità di alcuni dei provvedimenti più controversi.
Giorgio Napolitano, infine, i cui interventi, nel solco di quanto iniziato dai suoi predecessori, stanno spostando sempre più il baricentro politico verso il Quirinale. Solo per fare alcuni esempi: alla prima crisi del governo Prodi, (2007), il capo dello Stato sollecitò i partiti al varo di una riforma elettorale; continuò la moral suasion iniziata da Ciampi, su alcuni provvedimenti particolarmente “caldi”; investì molto sulle celebrazioni per i 150 anni dell’unità nazionale; “impose” di fatto ad un riluttante governo Berlusconi l’intervento militare in Libia. Ma l’intervento senza dubbio più “presidenziale” lo attuò con le dimissioni di Berlusconi e la sua sostituzione con Monti per un altro governo del presidente, in una fase di drammatica emergenza economico/finanziaria, evitando le elezioni anticipate. Ancora, i ripetuti interventi delle ultime settimane, dall’invito alla ripresa di una politica industriale, al sollecito (purtroppo inascoltato) ai partiti, per una nuova legge elettorale, fino alla convocazione “urgente ed imprevista” del premier Monti la settimana scorsa, con le consultazioni informali con i partiti, in vista di un possibile anticipo del voto all’autunno, per non parlare di interventi e contatti internazionali; tutto ciò contribuisce a fare del capo dello Stato una figura sempre più forte.
Basti pensare, solo per fare un esempio, alla possibilità di non promulgare le leggi, riconosciuta al Quirinale: se manifestamente incostituzionali, il capo dello Stato può rifiutarsi di firmarle, rinviandole in Parlamento, con messaggio motivato che ne indichi le criticità. Se il Parlamento approvasse esattamente negli stessi termini quella legge, il presidente però, altro non potrebbe che promulgarla comunque. Bene: a partire da Ciampi, non c’è stato rinvio presidenziale alle Camere di leggi, conclusosi non tenendo conto (almeno parzialmente) delle obiezioni del Colle. I rinvii, va detto, sono stati pochi perché, a monte, si è esercitata quella moral suasion, che ha impedito di arrivare allo scontro tra maggioranza parlamentare e Quirinale, smussando gli spigoli di alcuni provvedimenti legislativi. Certo, Napolitano e Ciampi, a causa della loro popolarità ed autorevolezza indiscusse, ben possono esercitare tale moral suasion; non tutti i loro predecessori avrebbero potuto farlo. Sta di fatto che anche il ruolo super partes e il ritrovato attaccamento ai valori della patria, accresce di molto quell’autorevolezza che a sua volta accresce l’influenza politica del capo dello Stato.
Si aggiungano altri poteri, come quello di nomina dei senatori a vita e, soprattutto, dei giudici costituzionali, per i quali è sufficiente la nomina presidenziale (cosa che non c’è neppure negli Usa dove la nomina necessita del voto di conferma del Senato, che può tranquillamente “impallinare” il giudice prescelto dalla Casa Bianca) e si capisce come, tra dettato costituzionale ed interpretazione evolutiva dei suoi poteri, il presidente della Repubblica sia, sempre più, una figura centrale dell’architettura istituzionale italiana.

 

1 Commento per “Il (nuovo) ruolo del capo dello Stato”

  1. […] tramonto. Non che i predecessori – da Pertini a Ciampi – non siano stati altrettanto reattivi (sull’argomento scrisse su queste pagine Antonio Caputo), ma Napolitano ha senza dubbio tracciato un solco tra dettato costituzionale ed interpretazione […]

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