Crisi economica, Unioncamere avverte: “Le imprese vivranno un’estate difficile”
“Il clima torrido di questa estate eccezionale si riflette sui conti delle imprese italiane e sulle loro aspettative. Dall’industria, al commercio, ai servizi è un coro quasi unanime quello che riflette l’indagine del Centro Studi di Unioncamere sulle previsioni delle imprese riguardo l’evoluzione dei principali indicatori per il trimestre estivo del 2012. Tra gli imprenditori – si legge in una nota diffusa oggi, 10 agosto, da Unioncamere – prevale la sensazione che resti lontano il punto di svolta di questa crisi e il fatto che anche gli ordinativi esteri – che finora si erano dimostrati l’unico stimolo concreto per il nostro sistema produttivo – siano entrati in territorio negativo (-3,9 punti il saldo complessivo, con punte di -16 per la filiera dell’abbigliamento-moda), indica che anche la parte più virtuosa del sistema produttivo italiano, l’export, non riesce a traguardare un credibile obiettivo di crescita nel breve-medio periodo. Queste attese si innestano, peraltro, su risultati già particolarmente negativi registrati dalle imprese a consuntivo del trimestre aprile-giugno, durante il quale si sono registrati cali di produzione, fatturato e ordinativi dell’industria nella misura media del 6% rispetto al trimestre precedente, come anche una contrazione apprezzabile delle vendite del commercio (-7,5%) e degli altri servizi (-4,8%).
“Questo non è il momento delle parole, ma dei fatti. E’ difficile aggiungere qualcosa a quello che questi dati ci dicono” ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Le imprese continuano a pagare un prezzo altissimo alla follia di una finanza autoreferenziale, sganciata dai fondamentali dell’economia reale; a un’Europa che sembra sopraffatta dalla sindrome di Peter Pan e non vuole diventare adulta; ma anche, va detto, al ritardo con cui nel nostro Paese si è messo mano alle riforme. Il Governo ha imboccato un sentiero stretto e ripido – che è anche l’unico – per portarci fuori dalla crisi, ma il senso di questi dati è chiaro: per ridare fiducia ai mercati serve ridare innanzitutto fiducia alle imprese. Garantendo loro il credito, sburocratizzando l’economia, realizzando le infrastrutture di cui hanno bisogno. Solo sostenendo l’impresa si può ricominciare a creare occupazione e tornare a crescere” “.