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L’innovazione per tornare a crescere

Innovare per tornare a crescere. La vera fase 2 del governo Monti – al netto di polemiche e strategie in vista delle prossime elezioni – dovrà ripartire da qui. Perché se l’esecutivo riuscirà nell’intento di restituire all’Italia non solo credibilità internazionale, ma anche un’immagine rivitalizzata, allora i partiti o, per meglio dire, chi guiderà il Paese dopo Monti non avrà scusanti e potrà dedicarsi alle singole istanze dei cittadini nella consapevolezza che l’economia italiana sarà in ripresa. Se ciò non avverrà, al contrario assisteremo all’ennesimo fallimento della classe dirigente. Avremo perso ancora una volta il treno in corsa e saremo costretti ad inseguire gli altri.
Le imprese sono in difficoltà, molte si sono viste costrette a chiudere e a mandare i dipendenti a casa (le questioni Ilva, fatte le dovute eccezioni del caso, e Windjet, di cui si parla in questi giorni non sono altro che la punta dell’iceberg). Alla ripresa dei lavori sul tavolo verrà posto il secondo pacchetto crescita allo studio del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Una serie di misure che coinvolgeranno diversi settori, alcuni già esistenti da rendere tuttavia più semplici, altri ancora in rampa di lancio e sinora mai del tutto decollati.
Partiamo dalla green economy, che in termini di occupazione e produttività è uno dei pochi ambiti a garantire lavoro e possibilità di sviluppo economico. Dal 2007 al 2011, infatti, il numero di impianti fotovoltaici installati in Italia è passato da 7.647 a 330.196. Ciò ha di conseguenza permesso al settore dei “Lavori di costruzione specializzata”, come evidenziato da Confartigianato alcune settimane fa, di registrare un aumento dell’occupazione dell’11,9% tra il 2010 e il 2011. In questo senso l’Italia può vantare il primato rispetto ai partner europei. In Germania, ad esempio, è stato rilevato un aumento dell’occupazione nel settore dell’1,2%, mentre in Francia (-1%), Gran Bretagna (-4,2%) e Spagna (-9,8%) le cose vanno diversamente. E anche il numero delle imprese coinvolte è in aumento. Dal primo trimestre del 2009 al primo trimestre del 2012, il numero delle aziende attive nel settore delle fonti rinnovabili è cresciuto del 10,2%, attestandosi su 100.289 imprese con 369.231 addetti. Tuttavia alcuni rallentamenti burocratici nonché una politica talvolta ostile hanno messo a dura prova lo sviluppo della green economy in Italia, facendoci perdere terreno e il ruolo di leadership che invece abbiamo potuto vantare in questi anni.
Fondamentale sarà inoltre l’agenda digitale, che prevede molti provvedimenti. Internet nel nostro Paese vale fino al 2% di impatto diretto sul Pil e ulteriori 20 miliardi di euro di impatto indiretto negli ultimi quattro anni per un contributo alla crescita pari al 14%, 700 mila posti di lavoro creati e sette miliardi di euro in surplus di valore per i consumatori. Questi dati emersero alla fine del 2011 nel rapporto Sviluppare l’economia digitale in Italia: un percorso per la crescita e l’occupazione del Digital Advisory Group. Si tratta, dunque, di un settore in espansione che può contribuire notevolmente ad un maggiore sviluppo economico che tuttavia necessita di stimoli mirati. Alcuni numeri per chiarire: l’impatto di performance sulle Pmi è stato circa del 10% di crescita annua per le aziende attive sul web, rispetto alla stagnazione delle non attive. Ed è qui che bisogna ripartire: innanzi tutto garantendo l’azzeramento del digital divide entro il 2013 (soprattutto nel Mezzogiorno) e inoltre offrendo la possibilità alle aziende del Made in Italy di approdare in Rete con procedure che siano agevoli e vendere anche all’estero i propri prodotti attraverso l’e-commerce (ambito quest’ultimo che ha registrato nell’ultimo anno un decisivo incremento, sebbene non ai livelli di altri Paesi). Tutto ciò dovrà poi essere accompagnato da una sburocratizzazione necessaria al fine di evitare step troppo cavillosi per aprire un’azienda e aiutare gli imprenditori nel loro percorso, specialmente nella fase di start up. Anche questo significa innovare e l’Italia deve raccogliere la sfida se davvero vuole convincere l’Europa delle proprie possibilità e intraprendere un cammino che conduca oltre il tunnel della crisi economica.

 

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