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Il virtuale può migliorare il reale? La World Wide Web Foundation dice di sì

di Matteo Buttaroni

A quanto pare il virtuale può migliorare il reale. E’ quanto emerge da uno studio della World Wide Web Foundation, organizzazione nata per sostenere l’accesso universale alla rete, diretta da Tim Berners-Lee.
La fondazione ha infatti stilato la classifica 2012 basata sul web-index, ovvero il calcolo, o la misurazione, dell’impatto di internet nella società.
Lo studio condotto su 61 paesi di tutto il mondo ha infatti dimostrato che grazie al web si può migliorare la vita delle persone, ridurre i conflitti e, perché no, addirittura perfezionare le amministrazioni dei singoli paesi.
I popoli dove internet ha avuto un impatto più positivo risultano essere quelli delle società occidentali, fatta eccezione però per l’Italia dove, a detta di Tim Berners-Lee, gli italiani non punterebbero automaticamente sul web. Lo Stivale scivola così al 23esimo posto.
Ai primi posti della classifica troviamo la Svezia seguita da Stati Uniti e Gran Bretagna, a loro volta seguiti da Canada e Finlandia.
Le sorprese più grandi della classifica, come lo è stato del resto l’Italia, risultano essere: il Kazakistan che grazie alle politiche messe in atto negli ultimi cinque anni si attesta al 28esimo posto; la Cina che a causa delle restrizioni sull’accesso alla rete si attesta al 29esimo posto e la Russia.
In coda alla classifica troviamo soprattutto i paesi africani: al penultimo posto figura infatti lo Zimbabwe, seguito da Burkina Faso, Benin, Etiopia, Namibia, Mali e Camerun.
Non male nella classifica si attestano i paesi protagonisti della Primavera Araba: la Tunisia si aggiudica infatti il 30esimo posto mentre l’Egitto il 39esimo.
La situazione del Medio Oriente è piuttosto altalenante perché è vero che Israele si aggiudica il 15esimo posto, ma è anche vero che lo Yemen si aggiudica l’ultimo posto dei 61 della classifica.

 

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