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Le (possibili) nuove regole per le primarie del Pd

Alcune indiscrezioni trapelate nella serata di mercoledì hanno creato un can can di spessore riguardo le nuove regole per le primarie del centrosinistra – come in verità sarebbe più corretto dire dopo il definitivo annuncio di candidatura da parte di Nichi Vendola – con l’hashtag #NuoveRegolePrimariePd che ha occupato per qualche ora la timeline di Twitter.
Sabato l’assemblea del Partito democratico, in programma a Roma, stabilirà infatti quali saranno le regole delle primarie. Va però precisato che non saranno quelle definitive, prima dovranno essere presentate agli alleati. Ma il cambio è reso comunque necessario dall’opportunità – che Bersani non ha mai messo in discussione – di far partecipare altri esponenti del Pd oltre al segretario. Già, perché da statuto i vari Renzi, Puppato, Gozi e forse Civati non potrebbero sfidare Bersani in quanto è il segretario il candidato premier del partito. Il sindaco di Firenze ha così girato l’Italia in camper, lanciando di fatto la sua personalissima campagna elettorale, sebbene ufficialmente non possa ancora definirsi “candidato” alle primarie. Ed è proprio la modifica dello statuto che, non a caso, l’assemblea democratica dovrà approvare sabato.
Il dibattito sulle primarie ha dunque anticipato quello statunitense tra Obama e Romney, per via delle novità contenute nella bozza dell’impianto che il Pd si starebbe apprestando a promuovere sulla base di quanto riferito dalle agenzie di stampa e dai giornali mercoledì sera. Innanzi tutto, tra le novità, spunterebbero il doppio turno e l’albo degli elettori. Chi vorrà votare dovrà ritirare un certificato elettorale prima delle consultazioni (la pratica sarà concessa anche la domenica del voto, non nei gazebo ma in appositi uffici elettorali che verranno creati per l’occasione). Solo chi avrà votato al primo turno delle primarie, potrà accedere al secondo. Ma soprattutto chi vota sottoscrive un impegno di sostegno al centrosinistra, esteso inoltre ai candidati secondo un patto di coalizione: chi perde sosterrà al voto di aprile il vincitore delle primarie.
Per il momento sono indiscrezioni, nulla più. Al netto delle polemiche registrate mercoledì (con Renzi, in particolare, che si chiedeva “perché non vadano bene le regole del passato, quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani” e con il responsabile Organizzazione del Pd, Nico Stumpo, che gli ha risposto a stretto giro di posta che la regola dello statuto verrà cambiata “in modo da consentirgli di candidarsi alle primarie”), la decisione verrà presa sabato dall’assemblea. L’analisi di molti commentatori è che le regole cambino affinché non venga compromessa la leadership di Bersani. Di sicuro c’è che una modifica, seppure temporanea, deve essere consentita al fine di garantire la partecipazione di altri candidati. E le primarie, in questo senso, dovrebbero essere un momento di confronto alto e di partecipazione democratica. Ma per una riflessione di questo tipo rimandiamo agli articoli del presidente dell’istituto Tecnè, Carlo Buttaroni, pubblicati in settimana sul nostro giornale:

Primarie? Problema è che le fa solo il Pd
Il deficit che è nell’offerta politica

 

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