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“Si torni a parlare della Tobin Tax”

Intervista a Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica
di Claudia Carmenati

Quasi un anno fa (15 ottobre 2011) è arrivato anche in Italia il movimento degli indignados, “ispirato” dalla crisi spagnola e, successivamente, dal movimento statunitense Occupy Wall Street. Gli indignados italiani, per chiamare a raccolta i propri sostenitori e chi si sentiva di manifestare il proprio dissenso, ha fatto girare la storiella degli asini.
La finanza è davvero il grande imbroglio di questo secolo? E’ finanziario il bug della crisi mondiale?
Ne parliamo con Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica. La finanza – risponde Biggeri – da tempo si è staccata dall’economia reale. Il 95% del capitale finanziario né proviene né si trasforma in produzione, in beni. Quindi la partita che si gioca in borsa è puramente speculativa. Inoltre la speculazione è completamente deregolata, se davvero il mercato è un luogo democratico, e io credo che lo sia, è politica la responsabilità di non aver attivato un processo di regolamentazione degli strumenti finanziari. Si è permesso di scommettere su tutto e sul contrario di tutto, sono i tanto discussi titoli “derivati” , proposti e parcellizzati nei vari portafogli titoli delle banche in modo assolutamente non trasparente. Per questo con Banca Etica abbiamo attivato la campagna “non con i miei soldi”, perché se un cittadino versa i suoi risparmi in banca, deve sapere come viene utilizzato il suo denaro. Comunque, tornando alla sua domanda, direi di sì, che la causa della crisi globale ha avuto origine dalla speculazione sfrenata.

La speculazione, mi viene da pensare, ha però effetti sulla vita reale, è reale se si perdono i propri risparmi, quindi non esiste un rapporto di reciprocità. Forse ha ragione Biggeri quando dice che bisogna riflettere sulle scelte quotidiane. Scegliere un banca cooperativa ad esempio, che ha nello statuto l’obbligo di un rapporto con il territorio già è un primo passo che garantisce al risparmiatore non solo un guadagno su deposito del denaro, ma una certa trasparenza nel processo di formazione di quel profitto.

Ad un anno dalla ribalta all’opinione pubblica (nonostante i pesanti precedenti bond argentini, crack parmalat …) del ruolo delle banche nella crisi globale, in Italia c’è un premier di valore certo, ma un uomo accostato più volte al mondo dei “poteri forti”, anche finanziari. Oggi come presidente di una banca “diversa” cosa chiederebbe a Monti?

Chiederei di portare avanti la proposta di tassazione sulle rendite finanziarie, una legge che tra l’altro questo governo voleva fare. Si torni a parlare di quella Tobin Tax nata dall’intuizione di un premio Nobel per l’economia e concepita per ammortizzare le fluttuazioni dei tassi di cambio, ma che oggi potrebbe rallentare i movimenti di capitali, gestiti per lo più da computer quindi gli scambi sono diventati velocissimi e incontrollabili. Una politica legislativa e regolatoria sul movimento di capitali e sulla finanza in genere, che ribalti l’ubriacatura liberista, avrebbe senza dubbio una certa efficacia.

Questa intervista si è tenuta all’interno della XVIII° Fiera nazionale del Commercio equo e solidale, un segmento di mercato che soffre in un momento di recessione dei consumi. Quali sono le prospettive, all’interno del vostro istituto, per una realtà no profit?

Banca Etica nasce insieme al movimento no profit, l’associazione botteghe del mondo è tra i fondatori di questa realtà. Chi entra in Banca Etica viene da questo mondo, fatto di cooperative, lavoratori e volontari che hanno scelto alcuni comportamenti alternativi, e contribuiscono a quel cambiamento globale che ci auguriamo di realizzare insieme.

 

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