Crisi economica, Bce: “La crescita resta debole”
Nel bollettino mensile della Bce si legge che “tra l’inizio della crisi economica e finanziaria nel 2008 e i primi mesi del 2010 il numero di posti di lavoro si è ridotto di quasi 4 milioni di unità nell’area dell’euro. Tuttavia, in termini storici, data la forte contrazione del Pil, l’aggiustamento dell’occupazione nell’area è stato relativamente contenuto a livello aggregato, ma ha avuto effetti particolarmente rilevanti in alcuni Paesi e per particolari categorie di lavoratori. L’eterogeneità delle reazioni nei vari Paesi riflette non solo le differenze riguardo la gravità della crisi e le risposte di politica economica, ma anche la diversa natura degli shock economici nell’area dell’euro e la presenza di squilibri antecedenti la crisi”.
“L’incremento iniziale della disoccupazione – si legge ancora – è stato determinato dai disoccupati che avevano appena perso il lavoro, facendo quindi aumentare rapidamente la disoccupazione a breve termine tra il 2008 e il 2009. Ma poi con il protrarsi della crisi e delle difficoltà a trovare un lavoro il numero di disoccupati di lunga durata, ossia con periodi di disoccupazione superiori a sei mesi, ha iniziato ad aumentare all’inizio del 2009”.
Secondo la Bce nel secondo trimestre del 2010 la disoccupazione di lunga durata nell’Eurozona aveva raggiunto il 67,3% della disoccupazione totale, con un aumento del 7% sul primo trimestre del 2008.
Sul fronte dello spread secondo quanto riportato dalla Bce tra la fine del mese di agosto e il mese di ottobre i differenziali di rendimento dei titoli di Stato a dieci anni rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi hanno registrato contrazioni in tutti i paesi dell’Eurozona, con una sola eccezione».
La flessione maggiore, pari a oltre 400 punti, ha riguardato “la Grecia, mentre i differenziali degli altri due Paesi interessati da un programma di assistenza finanziaria, ossia l’Irlanda e il Portogallo, sono calati di circa 100 punti base e 40 punti base, rispettivamente. Anche l’Italia e la Spagna hanno registrato riduzioni significative, superiori a 100 punti base, dei propri differenziali di rendimento”.
Per quanto riguarda la crescita invece nel testo si legge: “Gli indicatori confermano il perdurare della debolezza dell’attività nel terzo trimestre, in un contesto caratterizzato da elevata incertezza. I rischi per le prospettive economiche sono orientati al ribasso. Il consiglio direttivo si attende che l’andamento dell’economia dell’area rimanga contenuto nel breve periodo e che successivamente evidenzi un recupero solo molto graduale”.