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I bisogni ignorati delle persone con disabilità

di Matteo Buttaroni

L’Italia è molto al di sotto degli altri Paesi dell’Unione europea per quanto riguarda le risorse destinate alla protezione sociale dei cittadini diversamente abili. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis sui bisogni ignorati dalla sanità italiana delle persone con disabilità.
In particolare, con 438 euro pro-capite annui, nella gratuatoria il nostro Paese si colloca al di sotto della Francia, con 547 euro; della Germania, con 703 euro; del Regno Unito, con 754 euro. Solo la Spagna si colloca su un gradino più basso: con 395 euro pro capite l’anno.
Ancora più grande è il divario tra Italia, con 23 euro pro capite l’anno sotto forma di prestazioni economiche o di beni e servizi e la spesa media europea che arriva addirittura a 125 euro. LA Germania ne eroga 251 mentre la Spagna 55.
Nel nostro Paese le misure economiche erogate dall’Inps sono pari a 4,6 milioni di euro di prestazioni pensionistiche di cui, riporta l’indagine, “1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno”.
Italia indietro anche per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro di persone diversamente abili: il tasso si ferma al 18,4% tra i disabili di età compresa tra i 15 ed i 44 enni e al 17% tra quelli compresi tra i 45 ed i 64. In Francia si arriva al 36% di occupati tra i disabili di età compresa tra i 45 ed i 64 anni.
Dalla ricerca emerge la difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo, sia a mantenere un impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità.
In particolare meno di una persona Down su tre lavora dopo i 24 anni, dato in calo addirittura al 10% tra gli autistici con più di 20 anni, mentre meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata.
Da un’ulteriore indagine, condotta su 147 Asl, risulta che 19 su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell’età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l’attivazione di progetti di educazione all’autonomia e 17 di altri servizi. E ancora 21 Asl su 24 “segnalano l’offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità”.
Per quanto riguarda invece l’istruzione, l’Italia vanta poche scuole speciali dedicate ad alunni disabili. E benché sia obligatorio accettare l’iscrizione alle scuole pubbliche o private con relativo e adeguato sostegno, nell’anno scolastico 2010-2011 circa il 10% delle famiglie degli alunni con disabilità ha presentato ricorso al Tribunale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.

 

1 Commento per “I bisogni ignorati delle persone con disabilità”

  1. Grazia

    G. è una donna bambina, disabile dalla nascita. Non cammina.
    Non mangia da sola, non beve da sola, non si lava da sola.
    Si sono rifiutati di accettarla a scuola, da bimba, perciò non sa leggere e, certo, non potrà mai scrivere… Parla con difficoltà, grazie esclusivamente all’insistenza dei genitori e della famiglia, perchè i medici dicevano che non lo avrebbe mai fatto.
    Niente logopedia da parte della ASL. Niente da parte delle scuole. Solo quel po’ che la famiglia poteva permettersi di pagare personalmente.
    Fisioterapia, tanta, ma grazie ai sacrifici della famiglia e agli aiuti economici di chi le vuol bene. Un po’ di piscina, qualche volta, ma solo in orari in cui gli “abili” non ci vanno, con un familiare o un amico bagnino che entra in acqua e fornisce supporto e appoggio. Altrimenti, con maggior prezzo, in una struttura molto lontana da casa, senza la parvenza di fare uno sport ma una cosa “medica” e con genitori ormai anziani…
    Frequenta un centro diurno, unico sfogo “sociale”, con delle amiche come lei… poche attività e una vita sociale ridotta alla frequantazione di pochi amici e parenti, perchè andar fuori per una pizza con amici non è concesso… la vita non le concede di trovare uno sfogo, di avere amici suoi per uscire un po’ e vedere altra gente oltre ai familiari…
    Non esiste, infatti, un “volontariato” per la vita sociale delle persone con disabilità, non si pensa che possano desiderare di uscire, come chi come noi usa gambe, braccia e cervello in maniera indipendente…
    Le famiglie di queste sfortunate persone vengono caricate di mille spese, di mille pesi sulla coscienza…e sono lasciate sole, con in più un governo che toglie anche quel po’ di supporto economico, quel po’ di sostegno col quale già poche cose possono essere fatte. Che non capisce che un problema e una sofferenza così grande hanno necessità di un riconoscimento… materiale, si, purtoppo…
    Non credo che i familiari delle persone malate gioiscano a chiedere sostegno, nè che siano orgogliose…
    Ci pensino questi politici e ci provino, a cambiare pannolini al loro figlio per 30 anni e più…finchè le forze non ci sono più e il tuo bimbo è diventato grande solo fisicamente.
    Troppo difficle, vero, quando il proprio figlio, a suon di conoscenze e amicizie, arriva in alto…troppo difficile quando ci sono i soldi degli altri a portata di mano…
    VERGOGNA, questo è pure peggio dell’esser ladri

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