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Il secondo dibattito

di Antonio Caputo

All’Università Hofstra di Hempstead, sulla Long Island, area metropolitana sudorientale della Città di New York (nell’omonimo Stato, in cui i Democratici hanno la certezza della vittoria), si è tenuto il terzo (il secondo, se si considerano solo i confronti tra Obama e Romney) dibattito televisivo presidenziale: un confronto a tutto campo, dall’economia alla politica estera, dall’energia all’immigrazione, con le domande poste ai duellanti da un gruppo di elettori indecisi della Contea di Nassau (quella che ospitava l’evento), accuratamente selezionati, in base ad indagini demoscopiche, dall’Istituto Gallup.
Moderatrice del dibattito, la sessantatreenne Candy Crowley, della CNN, la quale, alla vigilia del duello, aveva dichiarato “non farò la mosca sulla tappezzeria”, nel senso che non si sarebbe limitata a porgere ai duellanti le domande fatte dagli elettori ma avrebbe incalzato i candidati, approfondendo sugli argomenti trattati. La Crowley ha selezionato, tra i temi posti dagli elettori, le domande ai due sfidanti.
Come di consueto, il dibattito è durato 90 minuti, con i candidati (come vuole la “consuetudine rituale” per il secondo confronto tra candidati presidenti) seduti sugli sgabelli, e che durante il loro turno di risposta si alzavano in piedi, passeggiando sul palcoscenico, ma spesso, incrociandosi, dato che le repliche erano a volte istantanee, con i duellanti che si davano sulla voce.
“Imparata la lezione” come aveva detto a seguito della deludente performance di due settimane fa a Denver, il Presidente Obama è andato all’attacco a tutto campo, dimostrandosi più incisivo ed incalzante, non risparmiando attacchi personali a Romney, e mostrandosi più efficace dell’avversario sulla politica estera. Dal canto suo Romney si è difeso efficacemente sull’economia, scivolando però, nel finale, sulla Libia, cosa che gli è costata la sconfitta.
Pronti via e Obama, parlando dell’industria dell’auto, rivendica il salvataggio della General Motors, che Romney avrebbe fatto fallire, ma il candidato repubblicano ha ricordato come anche l’amministrazione Obama abbia usato la procedura della bancarotta per l’altra casa automobilistica, la Chrysler.
Sull’economia il Presidente ha incalzato: “Romney parla del suo programma in cinque punti, ma in realtà ne ha uno soltanto: assicurare che i più ricchi giochino con regole diverse da altri”, mentre, “solo delle regole che siano uguali per tutti possono assicurare che le prossime generazioni abbiano le stesse opportunità che abbiamo avuto noi: l’unico modo per investire sul futuro è ridurre gli sgravi fiscali ai più ricchi”, e, ancora, “La mia filosofia è semplice: aiutare la classe media e chi si trova in difficoltà”.
Al che Romney ha replicato: “Quando si è insediato, quattro anni fa, Obama aveva promesso il dimezzamento del debito, ma l’ha fatto raddoppiare: con lui ancora alla Casa Bianca, finiremo come la Grecia”; “In questi quattro anni è aumentato il debito, e sono diminuiti i posti di lavoro: la ricetta Obama non ha funzionato”, e, ancora, cercando di rimediare alla gaffe “rubatagli” nel famoso video messo on line un mese fa “mi sta a cuore il 100% degli americani: voglio per tutti un radioso futuro”.
Su un punto il miliardario mormone è stato senz’altro più efficace del Presidente uscente: la riforma dell’immigrazione, quando, ricordando come al momento dell’insediamento i Democratici avessero una maggioranza molto vasta (all’incirca il 60% dei seggi in entrambe le Camere), ha detto “E’ una promessa mancata: come mai non ha mantenuto l’impegno della riforma nel primo anno di mandato?”, e lì il Presidente è apparso poco convincente, giustificandosi con la lungaggine delle procedure del Congresso.
Scontro anche sul commercio: Romney ha promesso di far rispettare alla Cina le regole del commercio, ma Obama ha ricordato come il suo avversario abbia un fondo d’investimenti in Cina, e come non sia, dunque, “l’uomo più adatto per fare la voce grossa con Pechino”. Nella replica, Romney ha dichiarato come anche il fondo pensioni di Obama investa in Cina, ma il Presidente ha controreplicato: “La mia pensione sarà più bassa del tuo stipendio”, rimarcando come il candidato repubblicano paghi solo il 14% di tasse.
La politica estera, dicevamo, è stata però la chiave di volta del duello, che ha garantito ad Obama la vittoria: sulla Libia, Romney ha tentato il colpo basso ricordando l’atto terroristico che ha portato un mese fa alla morte di quattro persone nell’ambasciata USA, dicendo, “nel discorso alla Casa Bianca il Presidente non definì quanto avvenuto a Bengasi”, ma interviene la conduttrice Candy Crowley, che smentisce Romney, “Nel discorso alla Casa Bianca del 12 settembre Obama disse ; e Obama “va in goal” dicendo “Ben detto, Candy”.
Gli appelli finali: parte Romney, ricordando che “la mia priorità sarà creare posti di lavoro”; chiude Obama con un colpo basso, ben riuscito, quando ricorda la gaffe del suo avversario “Romney ha detto che il 47% degli americani si sente vittima: non è credibile quando dice di pensare a tutti gli americani”.
I sondaggi a caldo danno una vittoria ai punti per Obama: ampia (56 a 39) solo secondo la CNBC, risicata secondo le altre due emittenti (37 a 30 per la CBS e 46 a 39 per la CNN), ma tutte le rilevazioni sono unanimi nell’assegnare al Presidente uscente la palma di vincitore.
Quale influenza avrà il duello della scorsa notte sui sondaggi? Presto per dirlo, ma di norma le vittorie ai punti non ne hanno tantissima. Come ho già scritto la settimana scorsa, il primo dibattito (secondo i sondaggi, a mio giudizio eccessivi, stravinto da Romney) non ha dato che un avaro bonus al candidato repubblicano (salito di uno – due punti); ancor meno dovrebbe spostare quello di stanotte. Di certo Obama si risolleverà, anche perché si sta esaurendo l’effetto bonus per Romney, a seguito del primo dibattito, e la somma di questi due fattori dovrebbe riportare il Presidente in testa di un’incollatura.
Ed ecco la situazione a livello dei singoli Stati:

Blindati Obama: Maine/1° distretto (1), Vermont (3), Massachusetts (11), Rhode Island (4), New York (29), Delaware (3), Maryland (10), District of Columbia (3), Illinois (20), California (55), Hawaii (4). Totale: 143.

Molto probabili Obama: Maine/Stato (2), Connecticut (7), New Jersey (14), Minnesota (10), New Mexico (5), Oregon (7), Washington (12). Totale: 57.

Vantaggio vulnerabile Obama: Maine/2° distretto (1), Pennsylvania (20), Michigan (16). Totale: 37.

Incerti: New Hampshire (4), Ohio (18), Wisconsin (10), Iowa (6), Colorado (9), Nevada (6), Virginia (13), Florida (29). Totale: 95.

Vantaggio vulnerabile Romney: Missouri (10), Nebraska/2° distretto (1), North Carolina (15). Totale: 26.

Molto probabili Romney: Indiana (11), Nebraska/1° distretto (1), South Dakota (3), North Dakota (3), Montana (3), Arizona (11), Tennessee (11), South Carolina (9), Georgia (16). Totale: 68.

Blindati Romney: West Virginia (5), Kansas (6), Nebraska/Stato (2), Nebraska/3° distretto (1), Idaho (4), Wyoming (3), Utah (6), Alaska (3), Texas (38), Oklahoma (7), Arkansas (6), Louisiana (8), Mississippi (6), Alabama (9), Kentucky (8). Totale: 112.

 

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