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Perché Obama ha vinto il secondo dibattito presidenziale

di Fabio Germani

Premesso che nella vita mai dire mai, di una cosa siamo abbastanza certi: Obama non legge T-Mag. Tuttavia pare abbia seguito il nostro (tra le righe) consiglio della vigilia a non utilizzare l’ombrello che, seppure cortesemente, gli aveva offerto Hillary Clinton. Così nel secondo dibattito televisivo con Romney, il presidente degli Stati Uniti e comandante in capo delle forze armate si è assunto la piena responsabilità di quanto accaduto nelle precedenti settimane in Libia, ricordando però – anche con l’ausilio della moderatrice Candy Crowley – di avere attribuito con immediata risolutezza i disordini di Bengasi ai terroristi (la principale accusa di Romney è di avere troppo tergiversato sulla questione libica).
Come era prevedibile, Obama è apparso più aggressivo nello scontro televisivo. Anche se il suo “mentore” di questa campagna elettorale, il senatore democratico John Kerry, nell’intervista al Corriere della Sera ha ritenuto l’atteggiamento del presidente fin troppo morbido al cospetto dell’arroganza dell’ex governatore del Massachusetts.
In ogni caso, un linguaggio del corpo più vivace e una maggiore capacità rispetto al rivale di sostenere un confronto con il pubblico (all’Università di Hofstra c’era un gruppo di elettori indecisi, selezionato sulla base di indagini demoscopiche dall’istituto Gallup, a rivolgere le domande ai candidati) hanno evitato all’inquilino della Casa Bianca di bissare la débacle del 3 ottobre a Denver. Senza dimenticare – altra circostanza che era nell’aria – che a differenza del primo duello televisivo Obama ha sferrato l’attacco ai danni di Romney sulla gaffe a proposito di quel 47% di americani “parassiti”.

C’è ancora più incertezza l’indomani del secondo dibattito presidenziale. I sondaggi risultano troppo discrepanti e ciò potrebbe stare a significare che fino all’ultimo sarà un testa a testa tra Obama e Romney. Ormai, da giorni, lo vanno ripetendo anche gli “uomini del presidente”, convinti che non sarà un successo ampio paragonabile a quello del 2008. L’importanza dei dibattiti televisivi – era già stata la nostra analisi in altre occasioni – è fondamentale, ma non sempre dirimente. Se Reagan riuscì, con una battuta assestata al momento giusto durante una sfida in tv, ad assicurarsi il secondo mandato, altrettanto non riuscì a Kerry nel 2004 il quale perse le elezioni nonostante diede filo da torcere a George W. Bush nei confronti diretti. E la sensazione è che stavolta sarà impresa ardua azzeccare il pronostico sull’esito della corsa elettorale.

 

6 Commenti per “Perché Obama ha vinto il secondo dibattito presidenziale”

  1. PERICOLOSA SFIDA

    Si metteva, quasi, piede nel cielo,
    nell’accelerata corsa verso lo spazio
    e si dimenticava la terra,
    lasciata bruciare da incendiarie
    ideologie e distruttivi fuochi,

    pronti a gareggiare con le solari
    macchie pericolosamente ravvicinate.

    Pericolosi postumi di rivoluzione,
    spina nel fianco di consolidato
    democratico sistema, riconosciuto
    veicolo di universale pace,
    temono di essere definitivamente spenti

    dalla vicina, invincibile superpotenza,
    indiscussa leader di un mondo in crescita.

    Tremava, senza scosse, il pianeta,
    per le coscienze annebbiate
    da muri innalzati anche in mare
    nell’estrema difesa, nuovo troiano
    cavallo nel cuore della democrazia,

    che si allargava nelle conquiste
    e si restringeva nella difesa dei privilegi.

    Tremavano le coscienze, memori
    d’interminabili conflitti, i cui frutti
    erano distruzione, morti e lutti:
    interminabili pianti per
    una nuova miseria, difficile da superare

    con nuove paure di apocalittiche
    fiamme avvolgenti innocenti coscienze.

    Tacquero i rumori di guerra
    alla parola del Pastore di anime,
    che parlò col cuore e con la mente
    dirimendo difficili controversie
    ed accesero una linea rossa

    diventata squillante campanello
    di pericoloso allarme,da evitare.

    Fu la paura di un pericoloso disastro
    o la saggezza di inutili confronti
    o la coscienza dei saggi consigli
    venuti dal cielo della pace
    a raccordare gli indirizzi

    persi nella densa, ideologica
    nebbia di blocchi contrapposti.

    La luce dell’abbagliante sole
    continuò ad individuare nuove,
    sicure strade, senza ciottoli e vetri
    del potere egoistico dei popoli,
    per avvicinarsi ad uno smarrito eden

    dimenticato, per supposta utopia,
    dai popoli in cammino verso la fine.

    Antonio Lonardo
    La politica estera del Presidente Obama è sempre retta dalla grande saggezza di evitare inutili e dannose morti, come fece Kennedy.
    Antonio Lonardo

  2. Obama è accusato dai suoi nemici politici di essere un debole nella politica estera: A mio modesto giudizio, se l’è cavaa bene in questo quadriennio, cercando di evitare scontri che possono portare ad un conflitto di grandi proporzioni e di durata indecifrabile, come quella dell’Irak e dell’Afganistan, senza concludere qualcosa di positivo visibile!

  3. V I T T O R I A

    Correre verso l’infinito
    e farlo proprio
    già durante il percorso
    insieme ad altri
    ed arrivare primi
    completamente trasformati.

    Correre verso l’ignoto
    e dargli un nome,
    identificativo del progetto,
    sognato da una vita
    e realizzato pienamente
    nonostante le forti difficoltà.

    Correre verso il futuro
    e credervi fermamente
    trasformandolo in affascinante
    presente non solo sognato,
    ma vissuto sulle strade
    dell’attraversato mondo.

    Correre verso la luce
    irradiando i giorni
    tra utopiche speranze
    di lotte superate,
    con la società cambiata
    nell’abbraccio del progresso.

    Antonio Lonardo

  4. SHALOM !

    Shalom!
    E’ il grido
    dei popoli in ansia,
    è la voce
    della coscienza tremante,
    è il desiderio
    degli uomini liberi.

    Shalom!
    E’ il suono
    lontano che cresce,
    è il desiderio
    inconscio di tutti,
    è l’eco
    diffuso del mondo.

    I monti
    trattengono il suono,
    le valli
    lo conservano a lungo,
    le case
    accettano l’invito,
    gli uomini
    si abbracciano fratelli.

    Si rompe
    l’incanto dell’odio,
    si spezza
    la forza delle armi,
    si frantumano
    gli interessi dei pochi,
    si ritrova
    l’accordo completo.

    Nello specchio
    della coscienza
    si riflette l’inconscio;
    nel pensiero
    dell’uomo
    si avvia il dialogo,
    nelle masse
    dei popoli
    sboccia l’abbraccio.

    Antonio Lonardo

    • SHALOM !

      Shalom!
      E’ il grido
      dei popoli in ansia,
      è la voce
      della coscienza tremante,
      è il desiderio
      degli uomini liberi.

      Shalom!
      E’ il suono
      lontano che cresce,
      è il desiderio
      inconscio di tutti,
      è l’eco
      diffuso del mondo.

      I monti
      trattengono il suono,
      le valli
      lo conservano a lungo,
      le case
      accettano l’invito,
      gli uomini
      si abbracciano fratelli.

      Si rompe
      l’incanto dell’odio,
      si spezza
      la forza delle armi,
      si frantumano
      gli interessi dei pochi,
      si ritrova
      l’accordo completo.

      Nello specchio
      della coscienza
      si riflette l’inconscio;
      nel pensiero
      dell’uomo
      si avvia il dialogo,
      nelle masse
      dei popoli
      sboccia l’abbraccio.

      Antonio Lonardo

      Auguri di Buon Natale, Presidente.

  5. SHALOM!

    Shalom!
    Is the cry
    of those who live in fear,
    is the voice
    of trembling conscience,
    and the desire
    of all free men.

    Shalom!
    Is the distant sound
    which is growing louder,
    is the unconscious desire
    of all of us,
    which echoes
    throughout the world.

    The mountains
    hold the sound,
    the valleys
    guard it through time,
    houses accept
    the call,
    and men
    embrace as brothers.

    The spell of hate
    is broken,
    the power of arms
    destroyed,
    the interests of the few
    lie shattered,
    and the many
    live once more in harmony.

    Antonio Lonardo

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