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I bulli in rosa

di Fabio Ferri

I fatti come le perline di una collana devono essere messi in fila ed uniti da un filo, logico. Quello che può venire fuori, se utilizzo il filo sbagliato forzando l’interpretazione dei fatti, è un cappio al posto di una collana di perle. Un ragazzo di 15 anni per suicidarsi, ha deciso di impiccarsi con la sua sciarpa. Il perché di un gesto così forte e definitivo non è chiaro, per lo meno a me. Per la maggior parte degli utenti di internet (Twitter, Facebook e molti blog) invece il movente è lampante: omofobia. Ma andiamo con ordine. Un ragazzino si suicida, quasi immediatamente si rivelano le ragioni del gesto: veniva preso in giro dai compagni di classe per la sua omosessualità e la sua stravaganza nel vestire, portava pantaloni rosa, pettinava i capelli con la frangia e metteva lo smalto. Era stata creata una pagina su Facebook in cui continuamente veniva deriso da “amici” e compagni di classe per questa ragione. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo di indagine per appurare se si tratta o meno di un caso di istigazione al suicidio. L’opinione pubblica, quello che discutibilmente viene chiamato “il popolo del web” scende in strada (virtuale si intende), per protestare contro l’omofobia in memoria di chi orami ha perso la sua identità ed è diventato per tutti “il ragazzo dai vestiti rosa”. Morto due volte. Dalle colonne di più di qualche giornale sale il fumo del processo alle streghe: cioè i compagni di classe che attraverso i social network lo avrebbero ucciso. Il cyber-bullismo va a braccetto con l’omofobia. In tanti, soprattutto su Twitter, si scagliano contro i bulli, con parole da bulli, ma con il profilo color rosa. A poco sembra siano servite le parole dell’onorevole Concia, che in visita nella scuola del ragazzo parlando co i suoi compagni non ha trovato il clima sbandierato su giornali e social media. Ha incontrato ragazzi dispiaciuti e incapaci di comprendere. La pagina Facebook messa all’indice (bloccata dalle autorità per il momento) non era stata più aggiornata sembrerebbe da febbraio 2012. Solo giustificazioni, per proteggere quei bastardi che lo hanno ucciso, si continua a ripetere. A pensare che a 15 anni forse la sessualità è ancora un mondo per lo più sconosciuto, fatto di scoperte ed esplorazioni, e che la propria identità non è così netta e chiara: si finisce per essere etichettati come omofobi. In Italia manca una legge contro l’omofobia, ma non è un problema: il popolo del web, in rosa, è pronto a farla pagare a chi ha ammazzato la loro momentanea bandiera del giorno, che ha sostituito il popolo palestinese, e domani lo sarà dalla vivisezione contro i beagle. A guidare la fanfara sono i giornali, in particolare Repubblica e alcuni blogger legati alla testata, tra cui Marco Pasqua caporedattore dell’Huffington Post. Poco importa che proprio su Repubblica il nonno del ragazzo dice che il nipote aveva una cotta per una sua coetanea. In gran parte la società italiana guarda all’omosessualità sghignazzando, in alcuni casi si sono registrati casi di violenza e aggressione. Sospetto che molti utenti che oggi hanno qualcosa di rosa sul proprio profilo nella realtà indulgano su battutine di dubbio gusto su gay, lesbiche e transgender. Qualcuno ha provato anche a misurare il linguaggio omofobo su Twitter (in inglese): perché le parole possono essere taglienti e ferire, da sole non possono uccidere però. La discriminazione sessuale, come quella razziale, come il bullismo sono cose orribile. Rubare l’immagine di un ragazzo morto, farne una macchietta per le proprie battaglie, per quante giuste e condivisibili, farne un martire e aizzare una folla di internettauti contro il “nemico”: non credo sia un atteggiamento tanto migliore. Soprattutto per chi per mestiere deve informare su quello che accade, e non colorare le notizie per le proprie battaglie ideologiche. E ancora non sappiamo chi era quel ragazzo da vivo, cosa lo abbia sconvolto tanto da preferire di morire piuttosto che crescere e affrontare le proprie paure.

 

4 Commenti per “I bulli in rosa”

  1. fabiola

    ma che ne sai se aveva paura… lo crocifiggi anche tu cosi

    • Fabio Ferri

      @Fabiola, il fatto che abbia deciso di uccidersi, pur non potendo sapere le sue motivazioni, mi fanno pensare che dietro però ci possano essere state paure e angosce alla base di una scelta così definitiva come il suicidio.

      @Andrea, l’omofobia è una cosa seria, e forse non sarebbe il caso di tirarla in ballo anche quando si tratta di altro. Nel momento in cui c’è stata la notizia della morte del ragazzo, subito si è gridato all’omofobia, anche quando c’erano alcuni indizi per cui non si trattava della motivazione principe del suicidio, si è cercato da subito un martire (secondo me). Io non so cosa lo abbia spinto ad uccidersi, e forse è stato proprio a causa di commenti e prese in giro da parte dei compagni, forse anche perché poteva sembrare loro effeminato, o perché gay. E’ stata aperta un’inchiesta che dovrà verificare tutto ciò. Il linguaggio che ho letto in alcuni commenti contro i presunti bulli non era semplicemente da imbecilli, ma esplicitamente violenti: quando un utente (di cui non sappiamo l’età) scrive su internet che vorrebbe andare sotto la scuola per dare una lezione a quei bulli, per difendere la memoria del ragazzo morto: a me spaventa molto.
      Ultima cosa @Andrea: dici che il fatto che il ragazzo fosse stato gay, spiegherebbe anche il suicidio perché si tratterebbe di omofobia (se non ho capito male). Secondo me no, a me non spiega nulla: una persona gay può suicidarsi anche per casi che nulla hanno a che fare con l’omofobia. Il problema è che comunque è morto un ragazzo, di 15 anni, perché si è suicidato, senza che amici, famiglia, scuola siano riusciti ad aiutarlo in un momento delicatissimo della sua esistenza.

  2. Andrea

    scusami… banalmente superficiale…
    paragonare degli imbecilli che insultano presunti Bulli… con una legge contro l’omofobia… anche se questo non fosse il caso di omofobia si muore…

    e poi… il problema è se questo ragazzo era gay o meno? questa è la discriminazione che farebbe cambiare idea sulle motivazioni del suicidio.. allora si… è comunque omofobia!

    credo che su un tema cosi delicato bisognerebbe stare più attenti quando si comunica!

    • Fabio Ferri

      @Andrea, l’omofobia è una cosa seria, e forse non sarebbe il caso di tirarla in ballo anche quando si tratta di altro. Nel momento in cui c’è stata la notizia della morte del ragazzo, subito si è gridato all’omofobia, anche quando c’erano alcuni indizi per cui non si trattava della motivazione principe del suicidio, si è cercato da subito un martire (secondo me). Io non so cosa lo abbia spinto ad uccidersi, e forse è stato proprio a causa di commenti e prese in giro da parte dei compagni, forse anche perché poteva sembrare loro effeminato, o perché gay. E’ stata aperta un’inchiesta che dovrà verificare tutto ciò. Il linguaggio che ho letto in alcuni commenti contro i presunti bulli non era semplicemente da imbecilli, ma esplicitamente violenti: quando un utente (di cui non sappiamo l’età) scrive su internet che vorrebbe andare sotto la scuola per dare una lezione a quei bulli, per difendere la memoria del ragazzo morto: a me spaventa molto.
      Ultima cosa @Andrea: dici che il fatto che il ragazzo fosse stato gay, spiegherebbe anche il suicidio perché si tratterebbe di omofobia (se non ho capito male). Secondo me no, a me non spiega nulla: una persona gay può suicidarsi anche per casi che nulla hanno a che fare con l’omofobia. Il problema è che comunque è morto un ragazzo, di 15 anni, perché si è suicidato, senza che amici, famiglia, scuola siano riusciti ad aiutarlo in un momento delicatissimo della sua esistenza.

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