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Il Rinascimento attraverso la scultura

di Stefano Di Rienzo

donatelloAttualmente presso la sede di Palazzo Strozzi a Firenze si sta svolgendo una mostra dal titolo “La Primavera del Rinascimento” (dal 22 marzo 2013 al 18 agosto 2013). L’esposizione è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Musée du Louvre, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Museo Nazionale del Bargello, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze.
La mostra si propone di illustrare in sezioni tematiche la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze, attraverso capolavori di scultura: l’arte che per prima se ne è fatta interprete.
L’esposizione si apre con una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Duecento e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (sezione I: L’eredità dei padri). “L’età Nuova” si apre assieme al nuovo secolo: con i due rilievi del “Sacrificio di Isacco” (1401-1402) di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero (dal Bargello), e con il modello della cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore), che riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (sezione II: Firenze 1401. L’Alba del Rinascimento). In quegli anni i successi politici della Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani. La scultura pubblica monumentale attraverso i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Bianco, Michelozzo realizzati per i grandi cantieri della città (la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele) e la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà (sezione III: La romanitas civile e cristiana). La scultura e in particolare la statuaria eserciterà una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi (sezione VI: “Pittura scolpita”).
L’esposizione illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica che attraverso la scultura specialmente donatelliana vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale a testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo (sezione IV: “Spiritelli” tra sacro e profano; sezione V: La rinascita dei condottieri). Le ricerche di uno spazio “razionale” e l’invenzione della prospettiva bunelleschiana trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate (in particolare nei bassorilievi donatelliani, come “La predella del S. Giorgio” dal Bargello 1415-17 e il “Banchetto di Erode” 1435, dal Museo di Lille) con un seguito che tocca la metà del secolo in opere da Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura anche antica (sezione VII: La storia “in prospettiva”).
Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori (come le donatelliane “Madonna Pazzi”, 1425-1430 dal Bode Museum di Berlino, “La Madonna con il Bambino” 1440 in terracotta policroma del Louvre e la “Madonna Chellini” 1456 dal Victoria and Albert, la ghibertiana “Madonna Kress” dalla National Gallery di Washington, o la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole) si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma o invetriata ovvero “robbiana”), destinati alla devozione privata, consentendo una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (sezione VIII: La diffusione della bellezza). Allo stesso tempo Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica nei luoghi di solidarietà e preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano. (sezione IX: Bellezza e carità).
Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo che vede la sua genesi verso la meta del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rosellino, si prefigura il passaggio dalla fiorentina libertas rappresentata dalla committenza pubblica a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (sezione: XX Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva la mostra (che si apre con l’evocazione della cupola brunelleschiana) si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il modello ligneo di Palazzo Strozzi.

 

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