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L’omofobia in Italia (c’è, afferma Ilga Europe)

di Matteo Buttaroni

no_omofobiaRicorre la Giornata mondiale contro l’omofobia e come di consueto l’Ilga Europe ha presentato l’annuale rapporto sulla situazione di tutela dei diritti fondamentali in Europa, considerando anche i Paesi ex-Urss e la Turchia.
L’Italia, su un totale del 100 percento della tutela dei diritti non supera il 19% e di fatto si attesta al 36esimo posto della classifica. Nell’Europa centrale peggio di noi solo Liechtenstein con il 16%, San Marino con il 14% e il Principato di Monaco con il 10%. Per trovare altri paesi con una più scarsa tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender (Lgbt) bisogna spostarsi nell’Europa dell’Est dove troviamo il Kosovo con 14%, la Macedonia con il 13%, la Bulgaria 18%, la Turchia con il 14%, l’Ucraina con il 12%, la Bielorussia con il 14%, l’Armenia con l’8%, l’Arzebaijan anch’essa con l’8% e la Federazione Russa con il 7%. “Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale. Un pensiero particolare – è il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – va a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi”.
I Paesi con tassi più alti in termini di rispetto e riconoscimento sono la Gran Bretagna con il 77%, il Belgio con il 67 e la Norvegia con il 66%.
Svezia, Spagna e Portogallo si piazzano appena sotto il podio con il 65%, seguite dalla Francia con il 64% e la Germania il 54%.
Per stilare la speciale classifica l’Ilga Europe prende in esame le leggi e le misure attuate per garantire l’uguaglianza, per combattere le forme di discriminazione sociale, sul lavoro, nelle scuole e nella fornitura di prestazioni sanitarie. Oltre ovviamente alle garanzie in termini di diritto di parola e di associazione e la possibilità di richiedere e ottenere asilo politico per questioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
Esaminando il caso italiano risulta che il frangente in cui otteniamo il miglior traguardo è quello legato alla libertà di espressione, parola e associazione.
Ovviamente punteggio nullo per quanto riguarda il tema delle leggi contro l’omofobia e i crimini d’odio e solo un pun punto e mezzo su dieci in tema di famiglia. Ciò è possibile grazie alla possibilità per le persone transgender di sposare persone dell’altro sesso e grazie all’approvazione, da parte di alcuni comuni, dei registri per le unioni civili.
In confronto allo scorso anno, quando l’Italia si collocava al trentesimo posto, la situazione è dunque peggiorata al contrario di altri paesi, come Grecia Malta, Polonia e Cipro, dove sono stati fatti notevoli passi avanti.
Nel rapporto si legge che “in Italia il 73 % delle persone lgbt è stata discriminata almeno una volta nella vita e sono la scuola e la famiglia i luoghi di maggiore discriminazione. Il 30 per cento, poi, denuncia di essere stato discriminato nella ricerca del lavoro.
Sviluppi positivi in Italia sono il risultato soprattutto di sentenze dei tribunali piuttosto che di iniziative legislative, in larga parte per la mancanza di volontà da parte della classe politica di rispondere alle richieste della comunità lgbti di aprire la discussione sul matrimonio egualitario e su altri diritti. E’ preoccupante che l’Italia continui ad avere un livello relativamente alto di omofobia e transfobia che si esprime tramite la violenza. Durante l’anno, tre donne trans sono state uccise mentre molte altre persone lgbt sono state seriamente ferite”.

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