Il new deal passa dall’occupazione
Il new deal dell’Italia passa dall’occupazione. E senza un forte investimento per ridurre l’esercito dei “senza lavoro”, l’Italia non riuscirà a ripartire.
Le previsioni parlano di un 2013 ancora difficile e che potrebbe chiudersi con il Pil in flessione dell’1,8%. Tra le grandi economie, quindi, l’Italia quest’anno sarà l’unico Paese ancora in recessione. Secondo l’Ocse, infatti, la Gran Bretagna, alla fine dell’anno, registrerà una crescita dell’1,5% (con un +3,7% nel terzo trimestre e +3,2% nel quarto), gli Usa dell’1,7% (+2,5% e +2,7%), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%) e la Francia dello 0,3% (+1,4% e +1,6%). Se le stime saranno confermate, la fase economica compresa tra il 2008 e il 2013, vedrà il Pil dell’Italia diminuito dell’8,6% e quello della Germania cresciuto del 2,4%. I segnali di ripresa arriveranno soltanto dal secondo trimestre dell’anno prossimo. Ma sarà una ripresa lenta e fragile, frenata da un tasso di disoccupazione alto (e in crescita anche l’anno prossimo) e da una domanda interna troppo debole, trainata prevalentemente dall’aumento dell’export in virtù del miglioramento del contesto internazionale. Sono le conclusioni che si possono trarre sfogliando l’ultimo monitor economico dell’istituto di ricerca Tecnè per LavorAzione, associazione promossa da alcune strutture territoriali di categoria dell’Ugl.
Gli effetti recessivi – come ampiamente previsto dall’istituto Tecnè e via via confermato dagli osservatori internazionali – si faranno sentire ancora a lungo sul mercato del lavoro. La riduzione dei livelli occupazionali continuerà fino alla primavera del prossimo anno, quando inizierà un lieve recupero. In assenza di interventi, il 2014 potrebbe chiudersi con una crescita del tasso di disoccupazione al 12,2%. L’ulteriore contrazione del Pil nel 2013 avrà come effetto un peggioramento del rapporto con il debito, che potrebbe restare sopra il 130% fino al primo trimestre 2014. Per far ripartire l’Italia occorre riportare il tasso di disoccupazione e quello dei consumi almeno ai livelli del 2009.
Un investimento di 15,8 miliardi di euro per stimolare l’occupazione, avrebbe come effetto un calo del tasso di disoccupazione sotto l‘8%, una crescita della domanda interna dell’1,6% e una crescita del Pil del 2,5%. Gli effetti positivi di una crescita dei livelli occupazionali si avrebbero anche nel rapporto debito/Pil, con una riduzione di due punti percentuali, da 130,3% a 128,3%.
La ricerca è stata presentata giovedì 19 settembre presso la sala Barbieri del Comune di Verona.
Sfoglia il monitor economico Tecnè/LavorAzione in pdf