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I numeri della giustizia in Italia

annamaria-cancellieri-cdmGli interventi degli ultimi anni non hanno avuto gli effetti sperati. E così “il funzionamento del sistema giudiziario” continua ad essere “in sofferenza”. A riferirlo è stato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, parlando alla Camera nel corso dell’annuale relazione sull’amministrazione della Giustizia. Nel corso del suo intervento a Palazzo Montecitorio, il guardasigilli ha raccontato le difficoltà del sistema giudiziario (alla data del 30 giugno si contano 5.257.693 processi pendenti in campo civile – il 12% in meno rispetto al dato rilevato dodici mesi prima – e circa tre milioni e mezzo in quello penale) e i suoi numeri impietosi: “Alla data del 4 dicembre 2013 nelle carceri italiane erano presenti 64.056 (il 30 novembre scorso erano 66.529) detenuti sui 47.599 posti effettivamente disponibili”, un numero – quest’ultimo – destinato però a subire “una flessione abbastanza rilevante”, “quantificabile in circa 4.500 posti regolamentari”. Il motivo? “Il mancato utilizzo di spazi a causa degli ordinari interventi di manutenzione o di ristrutturazione edilizia”, si legge nel relazione del ministero della Giustizia.
Degli oltre 64 mila detenuti, “11.880 sono in attesa di primo giudizio, 12.049 sono i condannati non definitivi e 38.828 quelli definitivi e 1189 gli internati. Gli uomini 61.266, le donne 2.790, i cittadini italiani 41.641, gli stranieri sono 22.415” e di diverse nazionalità (“Marocco 2583; Tunisia 1572; Algeria 336; Nigeria 453; Senegal 235; Egitto 220; Albania 1576; Romania 1.931”). Il numero dei detenuti stranieri, notevolmente più basso di quello degli italiani, è però cresciuto in modo significativo “negli ultimi 15 anni”. Una dinamica che rende la gestione delle carceri ancor più complessa. Il perché è presto detto: “Le differenze linguistiche, culturali e di religione e le difficoltà di comunicazione rendono – si legge nel rapporto – molto difficile l’inserimento dei detenuti stranieri in una comunità di convivenza complessa come il carcere ed è scarsa la possibilità di incidere significativamente sul loro recupero”.
Il sovraffollamento resta quindi uno dei problemi principali del nostro Paese. Problema a cui si è cercato – e si sta cercando – di porre rimedio anche attraverso la costruzione di nuovi istituti penitenziari. “Il ‘Piano carceri’, come approvato il 24 giugno 2010, prevedeva la programmazione dell’impiego di risorse finanziarie per 675 milioni di euro per la costruzione di 11 nuovi istituti penitenziari (4.750 posti) e 20 padiglioni in ampliamento di quelli esistenti (4.400 posti) per un totale complessivo di 9.150 nuovi posti detentivi”. Un progetto che ha però dovuto fare i conti con la riduzione – di circa 227,8 milioni – del budget iniziale, così come stabilito dal CIPE nella riunione del 20 gennaio del 2012. Una decisione che ha reso “necessaria la rimodulazione e la riprogrammazione delle esigenze” del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Tuttavia, malgrado ciò, “la rimodulazione operata” prevede la realizzazione di 11.573 posti detentivi (ovvero 2.273 posti in più “rispetto ai 9.300 posti già approvati con il piano originario”.
Nel rapporto si analizza anche “la durata dei procedimenti”. “Per il 2012 – si legge – le Corti di appello hanno registrato una diminuzione della media di durata espressa in giorni rispetto all’anno precedente”. Di quanto si parla? “Di 882 giorni contro il 947 dell’anno 2011 e 839 dell’anno 2010″. Aumenta invece il dato relativo ai Tribunali, si passa infatti dai 342 giorni previsti nel 2011 ai 359 giorni nel 2012. Diminuisce la durata dei procedimenti seguiti dalle Procure della Repubblica: si è infatti passati dai 401 giorni del 2011 ai 393 giorni del 2012.
Infine: tornano a crescere, dopo il calo registrato nel 2011 (quando erano state 121.072), le intercettazioni telefoniche che nel corso del 2012 sono state ben 124.713. In aumento anche quelle ambientali: si è passati dalle 11.888 del 2011 alle 13.603 del 2012.

 

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