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I bilanci e le difficoltà delle famiglie italiane

spesa_consumi_famiglieUna famiglia su tre non riesce ad arrivare a fine mese. Lo rende noto, attraverso la rilevazione biennale I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2012, la Banca d’Italia. I dati di via nazionale sono evidenti: “Nel 2012, il 35,8% delle famiglie ritiene che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese”. Nel 2010 erano il 29,9%. La percentuale era ancor più bassa (al 24,3%) nel 2004, “primo anno in cui questo indicatore è stato rilevato”.
“E’ diminuita – riferisce ancora Bankitalia – la percentuale delle famiglie che segnalano che le proprie entrate sono del tutto sufficienti a coprire le spese (dal 37,1% del 2014 al 39% del 2010 e al 32,3% del 2012)”. Gli italiani fanno quindi sempre più difficoltà a far quadrare i conti. Leggendo i dati, si comprende anche il perché: tra il 2010 e il 2012, il reddito delle famiglie (la metà delle quali ne percepisce uno inferiore ai 2.000 euro al mese) è crollato (“il reddito familiare – si legge nel rapporto di Via Nazionale – ha subito in media un calo di circa il 7,3%”). Un ulteriore appunto: il 20% delle famiglie italiane può contare su meno di 1.200 euro mensili.
In una situazione di difficoltà generale, alcune categorie vengono colpite/danneggiate più di altre: “in termini di reddito equivalente, è stato più accentuato per i lavoratori indipendenti rispetto a quelli dei dipendenti e delle persone in condizione non professionale”.
Ma a subire le conseguenze (peggiori) sono specialmente le famiglie più giovani, le cui condizioni sono peggiorate tra il 2010 e il 2012: negli ultimi 20 anni il reddito equivalente è calato di 15 punti percentuali nella fascia 19-35 anni e di circa 12 punti in quella 35-44. Nello stesso periodo di tempo (il biennio 2010-2012, per l’appunto) la povertà pseudo-assoluta è salita al 16% ed è cresciuta la quota di nuclei finanziariamente vulnerabili.
Nel 2012, si legge ancora nel rapporto, la quota di individui relativamente poveri – con un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana osservata in ciascun anno – era del 14,1%, contro il 14% del 2010 e in aumento di due punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel 2008. E’ però necessario tener conto di un aspetto, spiega Bankitalia: perché tenendo costante la soglia di povertà del 2010 – pari a 8.250 euro netti – la povertà pseudo-assoluta aumenta di circa due punti percentuali. Forse complici le crescenti difficoltà economiche, gli italiani evitano di indebitarsi (ad esempio, il 26,1% dei debiti contratti è legato ai mutui per l’acquisto o la ristrutturazione della casa). In calo quindi rispetto al 2010, quando era il 27,7%. I dati di Bankitalia sono quindi in linea con quelli contenuti nell’ultimo monitor economico di Tecnè per TGCOM24, datato 23 gennaio 2014, secondo cui – tenendo conto dei “consumi, del bilancio familiare attuale e atteso, alla condizione lavorativa” – emerge il 33% (+6% su base annua) delle famiglie è in difficoltà economica (il 12% delle quali è in “difficoltà grave” e il restante 21% in “difficoltà molto grave”). Il 40% “fatica ad arrivare alla fine del mese”, in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando erano il 35%. Crolla dell’11%, la percentuale delle famiglie che non deve fare i conti con “nessuna difficoltà economica” ora a quota 27%”. Nonostante quest’ultimo calo, la Banca d’Italia evidenzia come il trend di concentrazione dei redditi e della ricchezza non sia cessato, anzi. Apprendiamo così che il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% della ricchezza familiare totale, contro il 45,7% registrato nel 2010.

 

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