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La svolta dei New Media e del New Internet

di Matteo Buttaroni

new mediaSe non fosse per i New Media e per il cosiddetto New Internet, che da soli hanno generato una crescita del 18% rispetto al 2012, il mercato complessivo dei media presenterebbe probabilmente un calo più ampio dell’attuale 5%. Sono dunque i nuovi device “smart”, quelli abilitati quindi al New Internet (componente cresciuta del 73%), a trainare il mercato globale di un settore che nel 2013 ha raggiunto un valore di 1,9 miliardi di euro.
Il focus dell’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano presentato nel corso del Convegno Internet Media: verso i 2 miliardi di euro grazie a Mobile, Video, Social e Data-driven Advertising spiega appunto che New media e New Internet sono imprescindibili l’uno dall’altro. Questo perché alla base della crescita del secondo, quindi del New Internet, c’è la rapida diffusione dei dispositivi mobile, quindi dei New Media, che senza il New internet sarebbero pressoché inutili.
Per l’Osservatorio, come spiega anche La Stampa, la crescita si deve a sette fattori: Smartphone, Tablet, SmartTv, Social Network, le App, i Video e i nuovi modelli di revenue, ovvero quelle modalità per guadagnare diversamente attraverso le App, senza ricorrere alla vendita diretta. Quando si parla di modelli di revenue si intende quindi una modalità di vendita a prescindere da quella semplice e diretta (questo perché la concorrenza è sempre più aspra, soprattutto in un settore come quello delle App): l’advertising è uno di questi modelli, quindi la pubblicità in banner all’interno delle applicazioni stesse. Altro modello è rappresentato dal cosiddetto “freemium”, un applicazione con funzionalità di base gratuite che offre versioni “pro” (complete di tutti i contenuti) a pagamento. Altro escamotage è la vendita di beni virtuali, un po’ come comprare le vite in CandyCrush Saga o comprare oggetti bloccati in The Sims Mobile. Anche l’abbonamento dei servizi streaming come Spotify e Netfix è un modo alternativo per generare ricavi attraverso la vendita non diretta.
Ai sette fattori se ne aggiunge un altro: il Data-driven Advertising, ovvero la pubblicità guidata dai dati personali degli internauti, proponendo quindi a questo o all’altro utente una pubblicità consona alle sue preferenze.
Guardando i singoli fattori si nota come, nel 2013, i ricavi media su smartphone siano lievitati del 167% arrivando a superare i 200 milioni di euro; su tablet del 94% arrivando a superare i 50 milioni di euro; e su SmartTv dell’85% sfiorando i 25 milioni di euro.
La dimostrazione maggiore di quanto detto finora arriva dai ricavi generati dalle applicazioni, cresciuti del 120% a 130 milioni di euro. Le pubblicità sui social network hanno generato ricavi di 100 milioni di euro, +75%; e i video di 260 milioni, +37%. I modelli revenue invece quasi 70 milioni, quindi il 43% in più rispetto all’anno precedente.
La crescita dei dati economici delle singole componenti è la conseguenza diretta dell’aumento dell’utilizzo delle stesse: il 75% degli internauti usa almeno un altro dispositivo mentre guarda la tv; mediamente vengono installate oltre 30 app (anche se poi ne vengono usate molte meno e per pochissimo tempo), ben 27 milioni di italiani si dichiarano utenti attivi dei social network (l’82% del totale degli internauti) e quasi lo stesso numero di italiani guarda video in rete per un tempo medio di 33 minuti al giorno.
I social network, in particolare, forniscono una forte spinta ai media, basti pensare alle tantissime fan page dedicate ai canali radio e tv, ai programmi o ai quotidiani. Proprio nel caso dei quotidiani risulta che il 33% di chi legge una notizia pubblicata da un giornale sul social network, si connette poi al sito.

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