Il diario del Festival di Venezia/6
Ultimi giorni del festival, il lido incomincia a svuotarsi, alcuni accreditati tornano a casa e la mostra si gioca le sue ultime fiches prima del gran finale di sabato con l’assegnazione del Leone d’oro.
“Non abbastano 48 ore per raccontare Pier Paolo Pasolini” dice Ninetto Davoli, e certamente non vi è riuscito Abel Ferrare con i suoi 87′ minuti di Pasolini presentato qui in concorso al festival. Il film mette in scena l’ultimo giorno di vita del poeta, tra quotidianità, vita, arte e pensieri, i suoi amici e i suoi cari, e poi il suo cinema, con gli attori e personaggi, fino alla morte, scevra da complottismi, rappresentata nella sua purezza cronachistica. La pellicola si avvale dell’interpretazione di Willem Dafoe che tenta di superare la semplice somiglianza fisica, di non cedere al puro mimetismo, per incarnarne i pensieri, gli scritti corsari, lo sguardo duro e compassionevole allo stesso tempo, di Pasolini.
A volte ai festival passano alcuni film quasi di nascosto, a cui molti danno poca considerazione mentre invece sono delle opere ben riuscite e molto importanti. È il caso del film cinese in concorso Red amnesia di Wang Xiaoshuai. Il film è costantemente in bilico tra una rappresentazione della difficile realtà pechinese, un dramma sulla solitudine nella nuova Cina e un thriller per poi scoprire che tutto ciò era solo un meccanismo per un poderosa riflessione sulla rivoluzione culturale maoista e di quello che ha lasciato alle generazioni contemporanee. Un mondo ormai rimasto ai margini del nuovo miracolo capitalistico che si rispecchia negli occhi inflessibili della sublime protagonista
Fuori concorso è stato presentato La trattativa di Sabina Guzzanti. Il film presume di offrirci un’inchiesta giornalistica sulla presunta trattativa stato-mafia, costruito su due blocchi uno di stampo documentaristico e una ricostruzione teatrale dei verbali e testimonianze del processo. La trattativa è un film che sposa una tesi e la porta avanti, senza prendere in considerazione altri punti di vista, risultando solamente un’opera diretta a compiacere chi la pensa come la regista. Unica nota da sottolineare la presenza di Daniele Ciprì come direttore della fotografia.
Infine chiudiamo con The sound and The fury ultimo lavoro da regista di James Franco. L’ex Harry Osborn di Spider-man si sta ricavando molto bene un nuovo ruolo di narratore dell’America lontana, quella fatta di praterie e grandi spazi. È dopo essersi cimentato l’anno scorso con Cormac McCarthy, quest’anno propone la sua versione di William Faulkner.
Nel prossimo ed ultima puntata spazio ai premi, i vincitori e i vinti con le ultime considerazione di questa settantunesima edizione della Mostra d’arte cinematografica.