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Come è cambiato il tifo in Italia

di Mirko Spadoni

Timidi segnali di ripresa. Il numero dei tifosi italiani è infatti tornato a crescere. Secondo un’indagine condotta da Demos-Coop (Il tifo calcistico in Italia), la percentuale di chi si dichiara sostenitore di una squadra di calcio è cresciuta rispetto allo scorso anno (dal 36% al 40%) anche se ancora al di sotto rispetto al 56% del 2009. Un trend sostenuto dall’incremento dei tifosi “tiepidi”, passati dal 26% al 29%. Seppure in calo resta comunque molto alto invece il numero dei sostenitori che si dichiarano “militanti”, circa il 38% del totale. Nel 2010 erano il 43%. Solo il 18% si accomoda però sugli spalti di uno stadio, la maggioranza preferisce seguire la propria squadra del cuore in televisione: il 63% sulla TV in chiaro, il 54% su quella a pagamento (digitale o sul satellitare). Tanto per fare un esempio: in occasione della seconda giornata di campionato, le trasmissioni RAI come il Processo del lunedì, Novantesimo minuto e la Domenica Sportiva hanno avuto un pubblico numeroso. Rispettivamente 893.000, 1.181.000 e 1.344.000 spettatori.
Cresce dell’11% nell’arco di un anno, la percentuale di chi si sintonizza su un’emittente radiofonica: il 46%. Pur seguendo – più o meno appassionatamente – le sorti di un club di Serie A, la maggior parte dei tifosi non nutre grande fiducia nei confronti di chi è alla guida della FIGC: il presidente Carlo Tavecchio. Solo il 21% ha infatti confessato di averne. Una percentuale che tuttavia potrebbe crescere nell’eventualità in cui il numero uno della Federcalcio riuscisse in uno dei suoi intenti: ridurre il numero degli stranieri nei club italiani, costringendo quest’ultimi a tesserarne un numero limitato. Una decisione che verrebbe accolta con favore della stragrande maggioranza dei tifosi: il 71% la reputa “giusta” per “difendere il calcio italiano e la nazionale”. L’ex presidente della Lega nazionale dilettanti vorrebbe inoltre introdurre un numero minimo di italiani nelle formazioni titolari, iniziando con quattro per poi arrivare a sei nel 2015-2016 oltre all’istituzione di una commissione giudicante per i nuovi extra-comunitari. Un po’ come accade già in Inghilterra, dove il numero dei calciatori inglesi ha subito un brusco calo negli ultimi 20 anni: nel 2012-2013, erano solo il 32% contro il 69% della stagione 1992-1993.
I tifosi italiani vorrebbero quindi assistere ad uno spettacolo diverso rispetto a quello dell’ultimo torneo, quando “dieci squadre su venti – come osservato qualche settimana fa La Gazzetta dello Sport – hanno avuto più minuti da stranieri che da italiani (la divisione totale è 54,1% – 45,9%), l’Inter addirittura il 92,2%”. I club italiani dovranno tornare quindi ad investire nei settori giovanili. Magari ‘dedicandogli’ una percentuale maggiore dei propri guadagni. Tanto per fare qualche esempio: ad oggi, la Juventus investe il 2,5% dei ricavi. Molto di meno rispetto all’Inter (2,6%), il Milan (2,9%) e la Roma (5,6%).

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