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Le proteste ad Hong Kong

di Mirko Spadoni

HongHong Kong è in subbuglio. Decine di persone – almeno centomila, secondo le stime degli attivisti – hanno manifestato nel centro dell’ex colonia britannica per protestare contro le decisioni di Pechino. Il 31 agosto, il governo cinese ha infatti annunciato che in occasione delle elezioni del 2017 i candidati alla carica di governatore di Hong Kong dovranno avere il sostegno di almeno del 50% di un comitato elettorale nominato da Pechino. Una decisione che molti abitanti dell’ex colonia britannica non hanno accolto con favore. Il 14 settembre, oltre mille persone vestite di nero hanno sfilato in silenzio in città per manifestare il proprio dissenso. A luglio circa mezzo milione di persone avevano invece protestato contro la crescente influenza di Pechino, mentre tra sabato 27 e domenica 28 settembre centinaia di manifestanti hanno occupato piazze e strade nel centro di Hong Kong, causando la reazione delle forze dell’ordine che in due giorni hanno arrestato nel corso dei disordini circa 150 persone e sparato – con l’intento di disperdere la folla – 87 lacrimogeni nella notte di domenica, come riferito nel corso di una conferenza stampa lunedì mattina dal vice capo della polizia Cheung Tak-keung.
Oltre a paralizzare la città (lunedì diverse scuole, banche ed uffici sono rimasti chiusi), le proteste hanno avuto (serie) ripercussioni anche sulla Borsa di Hong Kong, che in apertura ha perso l’1,18%. Mentre l’indice Hang Seng ha perso 278,90 punti a 23.399, 51.
Le proteste, gli arresti, i lacrimogeni e gli scontri con la polizia non hanno trovato però spazio sui principali media cinesi come Sina, Sohu e l’agenzia statale cinese Xinhua che hanno evitato di raccontare quanto accaduto ad Hong Kong, come osservato dalla CNN.
Sarebbero state così rispettate le indicazioni di Pechino che ha provveduto anche a bloccare Instagram, il socialnetwork che permette di condividere le proprie fotografie con milioni di utenti. “Presumibilmente – ha commentato il New York Times – per evitare la diffusione delle foto delle proteste”. Una reazione dura, ma del resto in linea con la posizione ufficiale di Pechino. “Hong Kong – si legge in un libro bianco pubblicato dall’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato cinese nel giugno scorso – non gode di piena autonomia. Può soltanto gestire gli affari locali, come autorizzato dalla direzione centrale” del partito comunista cinese.
Pur chiamando a raccolta migliaia di persone, le proteste di questi giorni non troverebbero tuttavia il favore di buona parte della popolazione di Hong Kong. Secondo un sondaggio condotto la settimana scorsa dall’Università cinese e citato dal South China Morning Post, il 46% degli abitanti dell’ex colonia britannica ha infatti ammesso di non sostenere i manifestanti. Contro il 31% che si è detto a favore di chi protesta.

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1 Commento per “Le proteste ad Hong Kong”

  1. […] Sono state rimosse grazie all’intervento delle forze dell’ordine di Hong Kong le ultime barriere rimaste nell’area di Admiralty, dove si concentravano gli ultimi manifestanti di Occupy Central. Diversi sono stati i ragazzi fermati dalla polizia. La protesta dei giovani di Hong Kong era iniziata 74 giorni fa. […]

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