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La vivibilità ambientale in Italia

di Matteo Buttaroni

smog-nove-mesi-di-vitaBasandosi su 18 indicatori, divisi in sette indici come la qualità dell’aria (che racchiude concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), gestione delle acque (quindi consumi, dispersione della rete e depurazione), rifiuti (produzione e raccolta differenziata), trasporto pubblico (offerta e uso da parte delle popolazione), mobilità (tasso di motorizzazione, modale share, ciclabilità e pedonalizzazione), incidentalità stradale ed energia (consumi e diffusione rinnovabili), Legambiente ha stilato la classifica sulla vivibilità dei capoluoghi di provincia italiani.
Il Rapporto Ecosistema Urbano, giunto alla 21esima edizione, pone ai primi cinque posti Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone. Il fatto che, nonostante siano le più virtuose, queste città abbiano comunque pecche drammatiche nelle prestazioni, fa capire che il nostro Paese non se la passa poi troppo bene. Legambiente fa appunto l’esempio di Trento, quarta in classifica, spiegando che presenta valori eccessivi di biossido di azoto. Verbania e Belluno? Perdono un terzo dell’acqua immessa in rete.
Ma allora come se la passano città come Agrigento, Isernia, Crotone, Messina, Catanzaro e Reggio Calabria, poste in fondo alla classifica dei 104 capoluoghi italiani? Molto peggio: gli indici più significativi della ricerca addirittura non forniscono dati e quelli che lo fanno sono a dir poco drammatici. A Crotone per esempio la media dei viaggi in autobus per abitante è di addirittura tre (sono 512 a Roma e 474 a Milano), 0,02 sono invece i metri quadrati di superficie pedonale per ogni cittadino e solo il 16,6% dei rifiuti viene smaltito attraverso la raccolta differenziata. Un dato che ad Isernia scende all’otto percento. Sempre ad Isernia si registrano 71 auto ogni cento residenti e non esiste un solo metro di strada dedicato ai ciclisti, come non esiste alcun pannello fotovoltaico su nessun edificio comunale.
In tutto il Paese solo Bolzano, grazie alle politiche sulla mobilità, è riuscita a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo del totale degli spostamenti. Al contrario, sono 26 le città dove questo tipo di mobilità supera i due terzi del totale.
Per quanto riguarda i rifiuti, la produzione pro capite è scesa del 3,4% rispetto al 2012, a una media di 541 kg per abitante, la raccolta differenziata è invece salita del 3.9% raggiungendo una media del 40,8%. Anche in questo caso il dato si presenta molto variegato se si guarda alle singole realtà: città come Benevento e Salerno superano il 65%, molte altre rimangono invece al di sotto della soglia del 35%.
Polarizzato anche il dato relativo alla dispersione delle acque, si passa infatti dall’8% di Foggia al 77% di Cosenza.
Una differenza territoriale piuttosto marcata si rileva guardando alla depurazione delle acque. Mentre in gran parte dei capoluoghi meridionali di riesce a coprire anche meno della metà della popolazione, in molte delle città del centro e del Nord d’Italia la depurazione delle acque copre oltre il 95%, e in undici casi raggiunge addirittura il 100%.
Le grandi città si pongono guadi tutte intorno a metà della classifica generale. Genoa, che appare tra le più virtuose si ferma al 49 esimo posto; Firenze al 60esimo, Milano al 62esimo, Bari al 74esimo, Roma all’82esimo, Torino all’86esimo, Napoli all’87esimo e Palermo al 96esimo.

 

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