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I numeri del Sistema produttivo culturale

biblioteca_libri_culturaLeggendo le considerazioni del Censis contenute nel consueto rapporto annuale emerge il ritratto di un paese che fatica a trasformare le proprie potenzialità in energia. Ad esempio: “L’Italia riesce solo in minima parte a mettere a valore il ricco patrimonio culturale di cui dispone”. Il “peso” della cultura nell’economia nazionale è da sempre uno dei temi più dibattuti. Da un lato viene considerato un terreno ricco di opportunità, dall’altro è stato uno dei settori più colpiti dai tagli negli anni della crisi.
Il Censis è entrato nel merito della questione. Il settore della cultura dà lavoro in Italia a 304 mila persone, che sono l’1,3% degli occupati totali. Meno della metà di quanto avviene nel Regno Unito (dove sono 755 mila) e Germania (670 mila). Il numero è inferiore anche rispetto alla Francia (556 mila) e alla Spagna (409 mila).
Nel 2013 il settore ha prodotto un valore aggiunto di 15,5 miliardi di euro (ovvero l’1,1% del totale del paese) contro i 35 miliardi della Germania e i 27 della Francia. Già l’Eurispes, tempo addietro, aveva individuato il seguente paradosso: “Basterebbe un euro pubblico investito in cultura in Italia per generarne altri venti di Pil”.
Al di là dei ritardi cumulati, ciò non significa che la cultura in senso lato sia un settore non in grado di contribuire alla ripresa economica. Nel rapporto annuale Io sono cultura la Fondazione Symbola e Unioncamere chiariscono alcuni aspetti, a partite dalla definizione di Sistema produttivo culturale che comprende la sinergia tra attività (prodotti e servizi) che mirano all’interpretazione di rinnovate esigenze e nuovi standard di consumo. Non si tratta, dunque, esclusivamente di arte e storia (che mantengono comunque un ruolo cruciale: si pensi ai musei, alle biblioteche o ai monumenti), ma anche di moda, cibo, manifatturiero, arti visive, architettura, design: tutti ambiti che riguardano i diversi comparti dell’organizzazione economica (imprese private, pubblica amministrazione, imprese sociali).
Messa in questo modo, il Sistema produttivo culturale assume nel suo complesso tutt’altra dimensione. Nel 2013, infatti, le imprese del Sistema produttivo culturale risultano essere 443.458, pari cioè al 7,3% del totale. Il valore aggiunto generato (la differenza tra il ricavo dei prodotti o servizi e il costo dei beni necessari per ottenere il prodotto finale) è di 80 miliardi, equivalente al 5,7% dell’economia italiana.
Stando ancora ai numeri contenuti nel rapporto Io sono cultura le imprese che rientrano a pieno titolo nel Sistema produttivo culturale danno lavoro al 5,8% degli occupati. Inoltre, spiegano la Fondazione Symbola e Unioncamere, “gli 80 miliardi di euro prodotti nel 2013 dal Sistema produttivo culturale attivano 134 miliardi di euro, arrivando così a costituire una filiera culturale di 214 miliardi di euro”.
Un tale circolo virtuoso mette in moto altri fattori. Si prenda a modello il turismo culturale. Da un valore pari a 73 miliardi di euro generato dai flussi turistici nel 2013, la componente attivata dalle industrie culturali è quantificabile in 26,7 miliardi di euro, pari a oltre un terzo del totale della spesa turistica del 2013 stimata sul territorio italiano.
Altro aspetto da non trascurare è l’export legato alle industrie culturali (che, sottolinea il rapporto, riguarda diversi settori, dal cinema ai videogames). Il crollo della domanda interna ha sì condizionato la cultura, ma l’export durante la crisi è cresciuto del 35%. Il rapporto ricorda che “era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese”.
Dunque “il settore può vantare una bilancia commerciale sempre in attivo negli ultimi 22 anni, periodo durante il quale il valore dei beni esportati è più che triplicato. Il surplus commerciale con l’estero nel 2013 è di 25,7 miliardi di euro: secondo solo, nell’economia nazionale, alla filiera meccanica, e ben superiore, ad esempio, a quella metallurgica (10,3 miliardi)”.

(articolo pubblicato su Tgcom24 il 15 dicembre 2014)

 

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