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I piani di Syriza

di Mirko Spadoni

alexis_tsiprasSyriza ha vinto le elezioni in Grecia. Adesso il partito guidato da Alexis Tsipras è chiamato a centrare un obiettivo, se vogliamo, ancora più difficile: mettere in pratica un programma elettorale incentrato sulla rinegoziazione del debito e su un piano di assistenza sociale per le famiglie più povere e la creazione di nuovi posti di lavoro.
La rinegoziazione del debito non è l’unico proposito di Syriza: in attesa di conoscere l’epilogo della trattativa con le autorità europee, Alexis Tsipras intende sostituire il Memorandum sottoscritto con la Troika (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Unione europea) con un Piano di Ricostruzione Nazionale interamente finanziato dall’aumento delle tasse per la popolazione più ricca. Lo scopo: alleviare le condizioni delle famiglie meno abbienti e creare nuovi posti di lavoro dopo anni caratterizzati da politiche d’austerità.
Tra il 2007 e il 2012, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE), il reddito pro-capite greco si è ridotto mediamente di 4.400 euro (circa quattro volte la media della zona euro), rendendo difficile – e in alcuni casi addirittura impossibile – far fronte alle esigenze quotidiane: nel 2014, rilevava l’OCSE, il 17,9% dei greci non poteva acquistare il cibo di cui aveva bisogno quotidianamente (una percentuale superiore a quella di Paesi come Brasile e Cina con reddito pro-capite più basso).
Buona parte della popolazione ellenica è quindi alle prese con una situazione estremamente difficile dovuta, secondo l’OCSE, all’esplosione della disoccupazione (in Grecia la percentuale di chi è alla ricerca di un posto di lavoro si è attestata al 25,7% a settembre 2014, secondo i più recenti dati Eurostat) e ad un sistema di protezione sociale “impreparato” ad affrontare l’emergenza provocata dalla crisi economica e che, dal 2008 in poi, ha subìto una drastica riduzione: nel corso degli ultimi cinque anni, la spesa complessiva per la protezione sociale e sanitaria di Atene è calata del 18%.
Una volta al governo, Tsipras ha promesso quindi la creazione di 300.000 nuovi occupati in tutti i settori dell’economia (privata, pubblica, sociale) coinvolgendo i disoccupati di lunga durata, in particolare i più giovani e quelli con oltre 55 anni (costo stimato: tre miliardi per il primo anno). Quanto basta per recuperare parte dei posti di lavoro persi dal 2008 ad oggi: un milione.
Oltre alzare il salario minimo a 751 euro, che per volere della Troika (Banca centrale europea – Fondo monetario internazionale ed Unione europea) era stato abbassato nel 2013 a 340 euro, Syriza intende ripristinare la tredicesima agli oltre 1,2 milioni di persone che percepiscono una pensione fino a 700 euro mensili (543 milioni) e garantire assistenza medica e farmaceutica sanitaria gratuita a tutti i disoccupati che, fino ad oggi, non ne hanno diritto (350 milioni).
Tutto questo in un Paese dove – come in Italia – non esiste un reddito di cittadinanza e dove nel 2013, secondo un recente report della Caritas, tre milioni e 904 mila persone (il 35,7% della popolazione) era a rischio povertà. Come Tsipras intende agire? Garantendo, ad esempio, elettricità gratuita per tutti i nuclei familiari al di sotto della soglia di povertà (circa 300 mila) e buoni pasto per quelle senza reddito con un costo rispettivo pari a 59,4 e 756 milioni di euro. Ben 54 milioni di euro verranno invece utilizzati, nelle intenzioni, per sostenere un programma di contrasto all’emergenza abitativa, con una consegna (iniziale) di 30.000 appartamenti.

(articolo pubblicato il 27 gennaio 2015 su Tgcom24)

 

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