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Petrolio: le conseguenze su investimenti e lavoratori

Entro il 2017 gli investimenti globali in esplorazione potrebbero scendere del 20%. Molte compagnie hanno già annunciato tagli al personale.
di Matteo Buttaroni

petrolioLe prime conseguenze del crollo dei prezzi del petrolio cominciano a farsi vedere. Gli investimenti calano, come anche gli occupati nelle grandi compagnie petrolifere. Non solo, al di fuori dell’area Opec anche la produzione comincia a dare segni di instabilità.
Si può dire che si sia verificato proprio quello che nell’Organizzazione dei Paesi esportatori di greggio si aspettavano: ben presto la produzione di greggio comincerà a calare con la conseguenza di una lenta spinta al rialzo dei prezzi.
In particolare quello che spera l’Opec, e che sperava quando ha deciso di non chiudere i rubinetti dell’area, è che i prezzi ritornino su livelli stabili autonomamente: in poche parole la speranza era che gli Stati Uniti riducessero gli investimenti (e di conseguenza la produzione) in Shale Oil perché poco vantaggioso (visti gli elevati costi di estrazione) alla luce del deprezzamento del greggio.
È il caso, per esempio, di Bhp Billiton. Il colosso delle estrazioni minerarie anglo-australiano ha infatti deciso di fermare il 40% dei suoi impianti di trivellazione statunitensi, scendendo quindi da 26 a 16, e di ridurre del 20% gli investimenti in ricerca ed esplorazione. Crolli degl investimenti si verificheranno, a breve anche in Canada (dove è stato annunciato un taglio di 65 mila barili al giorno di Western Canada). In Europa il Norwegian Petroleum Directorate ha annunciato un taglio agli investimenti del 15% per il 2015 e di almeno l’8% per l’anno a seguire. In totale, secondo Morgan Stanley, gli investimenti in esplorazioni potrebbero crollare del 20% entro il 2017.
Un “super” investimento cancellato è quello previsto in Qatar dalla Shell. Il colosso anglo-olandese, insieme alla Qatar Petroleum, aveva intenzione di costruire un impianto petrolchimico da 6,5 miliardi di dollari nella città industriale di Ras Laffan, ma viste le attuali quotazioni hanno deciso di rimandare.
Per quanto riguarda le ripercussioni sui lavoratori la Bp (British Petroleum) ha annunciato di volere tagliare circa 300 posti dagli impianti del Mar del Nord. La statunitense ConocoPhillips ha fatto lo stesso ai danni di 230 lavoratori. Ben più massicci i tagli previsti da Halliburton e Baker Hughes: si tratterebbe di circa sette mila addetti licenziati.

(articolo pubblicato il 29 gennaio 2015 su Tgcom24)

 

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