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Segnali di ottimismo in Italia

Fiducia di consumatori e imprese in miglioramento, produzione industriale in aumento: l’Italia per la fine del primo trimestre 2015 dovrebbe tornare a crescere dopo tre anni di cali e fasi di stagnazioni.
Quella che rimane ancora debole è però la domanda interna. Il contributo negativo emerge anche dagli ultimi conti economici nazionali diffusi dall’Istat: il volume del Pil è sceso dello 0,4% nel 2014, più o meno di pari passo con la domanda nazionale (al netto delle scorte), scesa di 0,6 punti percentuali e, mentre il +0,2% registrato dalla spesa delle famiglie ha controbilanciato il -0,2% della spesa delle AP, gli investimenti fissi lordi sono stati la causa principale del calo della domanda interna: -0,6%.
Tuttavia, nel complesso, i segnali positivi non mancano. A portare un lieve ottimismo tra le stanze dell’Istituto nazionale di statistica, che per il primo trimestre del 2015 indica un +0,1% del Pil, sono soprattutto il miglioramento della fiducia da parte di consumatori e imprese e il passo in avanti fatto dalla produzione industriale. Senza dimenticare l’aumento registrato dal fatturato dei servizi (+0,8% su base tendenziale nel quarto trimestre).
Spiragli positivi arrivano dall’Eurozona, in attesa del Quantitative Easing della Bce: mentre l’apprezzamento del dollaro ha influito negativamente sul mercato estero statunitense, l’area dell’euro grazie alla svalutazione della moneta unica può tirare un sospiro di sollievo, soprattutto in termini di competitività delle imprese. Sul fonte dei consumi un impatto positivo è arrivato, anche in questo caso, dal calo dei prezzi dell’energia (in particolare del petrolio) mentre la Bce, tramite lo strumento del QE, ha l’obiettivo di riportare l’inflazione su livelli stabili, attorno al 2%.
A trainare l’Eurozona è l’economia della Germania, con una crescita che molto è dipesa dal “boom” della domanda interna, in particolare proprio dalla spesa per consumi. La risalita degli indicatori di fiducia a inizio 2015, sottolinea comunque l’Istat, lascia presuppore un miglioramento ciclico nei prossimi mesi.
L’ottimismo che, in questa fase, interessa l’Eurozona e l’Italia altrettanto non rende negli Stati Uniti. Nel quarto trimestre il Pil americano ha segnato un rallentamento al 2,2% dopo il +4,6 e +5% registrati nel secondo e terzo. Anche nel mese di gennaio la crescita americana ha subìto un rallentamento a causa soprattutto della produzione industriale (solo un +0,2% nel primo mese dell’anno) e del calo riportato dalle vendite al dettaglio (-0,8%). Perde vigore anche il clima di fiducia dei consumatori.
Nonostante ciò l’economia statunitense ha meno da temere: il contenimento dei prezzi al consumo, legato all’apprezzamento del cambio del dollaro, e i risparmi di spesa che seguono alla contrazione dei prezzi per i beni energetici, rappresenteranno ancora un beneficio per i redditi reali delle famiglie americane.

(articolo pubblicato il 2 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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