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Il “peso” dell’economia non osservata

corruzioneIn Italia l’economia non-osservata vale, in un anno, tra i 250 e i 290 miliardi di euro. Di questi 180-210 miliardi riguardano l’economia sommersa e quella informale; 70-80 miliardi provengono invece dalle attività illegali. Tutto ciò si traduce in un minore gettito per le casse dello Stato, soldi che invece potrebbero essere impegnati a favore di imprese e famiglie. L’economia sommersa e informale è particolarmente presente nel comparto dei servizi (per un valore di 120-135 miliardi di euro), poi nell’industria e costruzioni (58-70 miliardi di euro) e, infine, nell’agricoltura (2-5 miliardi). Al Nord “vale” tra i 70 e gli 89 miliardi, al Centro tra i 45 e i 55, al Mezzogiorno tra i 65 e i 75 miliardi. Per quanto riguarda la componente illegale, i maggiori proventi derivano dalla produzione e vendita di stupefacenti (21-23 miliardi di euro), dall’usura (19-22), dalla prostituzione (12-14), dal contrabbando e contraffazione (10-11) e dai giochi clandestini (8-10 miliardi). L’indagine, realizzata dall’istituto di ricerca Tecnè in collaborazione con l’Associazione Bruno Trentin, è stata presenata martedì 10 marzo 2015 dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

La ricerca Tecnè-Bruno Trentin ha avuto come primo obiettivo quello di studiare il fenomeno di quell’economia sottratta alla contabilità nazionale e conseguentemente al sistema fiscale. Il secondo obiettivo è stato quello di misurare la percezione del fenomeno e rilevare le opinioni dei cittadini sui sistemi di contrasto più efficaci, non soltanto in chiave repressiva ma anche preventiva. Il terzo obiettivo è stato quello, sulla base dei dati di contabilità nazionale, di stimare un maggior gettito da impegnare sulla base di due criteri: equità e stimoli alla crescita.

Il sistema e i suoi “derivati” e la spesa media mensile di una famiglia di 4 persone
I “derivati” del sistema “economia non-osservata” comprende, nel suo insieme, la corruzione, per un valore – stime della Corte dei Conti – pari a 65 miliardi di euro; il lavoro irregolare, per un valore di 25-35 miliardi di euro, coinvolgendo tra i 3 e i 3,8 milioni di occupati; l’inquinamento ambientale (ciclo illegale dei rifiuti, ciclo illegale del cemento, ecc.) per un valore di 50-80 miliardi di euro. La spesa media mensile di una famiglia di quattro persone, sul circuito ufficiale, corrisponderebbe a 2.845 euro. Sul circuito non ufficiale, invece, la spesa risulterebbe più contenuta, pari a 1.735 con un risparmio del 39% nella media nazionale (40% al Nord, 39% al Centro, 37% al Mezzogiorno).

La percezione dell’evasione
L’86% degli italiani considera l’evasione un fenomeno diffuso e il 66% è convinto che riguardi sia i piccoli che i grandi operatori. Per il 42% si evade per avidità e disonestà, una porzione analoga di popolazione ritiene che si evade per avere un vantaggio competitivo sul mercato. Ad ogni modo l’84% giudica inefficaci le azioni di contrasto messe in campo. A detta del 72% andrebbero intensificati i controlli e alzate le sanzioni, secondo il 59% invece bisognerebbe permettere di scaricare le spese dai redditi, per il 48% andrebbero ridotte al minimo le transazioni con denaro contante (contrario il 34%). Al fine di contrastare il lavoro irregolare l’89% degli italiani immagina tutele a sostegno dei lavoratori, politiche attive del lavoro e azioni a tale scopo più incisive.

Gli effetti macroeconomici
Sulla base dei dati l’evasione risulta essere superiore ai 90 miliardi di euro, con un mancato gettito di 55 miliardi dei cui 14 miliardi possono essere recuperati. In collaborazione con il CER (Centro Europa Ricerche), Tecnè ha calcolato, infatti, che il maggior gettito stimato produce gli effetti più importanti se concentrato su due interventi: 1) destinando 7,3 miliardi di euro a lavoratori dipendenti (circa 4 milioni) e pensionati (circa 3,5 milioni) incapienti attraverso l’estensione del bonus di 80 euro. Si sosterrebbe così, con particolare attenzione alle categorie più deboli, il reddito di queste famiglie e si fornirebbero impulsi significativi alla dinamica dei consumi di circa 1,7 punti in quattro anni; 2) destinando 6,7 miliardi di euro a investimenti (con aumento di occupazione). L’aumento degli investimenti pubblici, componente di spesa pubblica a cui è associata la massima creazione di nuova occupazione, rispetto al 2014 sarebbe del 18% e, nell’ambito di un quadriennio, l’aumento dell’occupazione risulterebbe di circa 144.000 occupati. Gli altri effetti dal punto di vista macroeconomico, secondo la simulazione condotta con il modello econometrico del CER, comporterebbero nel quadriennio un aumento del PIL di 1,2 punti percentuali e un calo dell’indebitamento di 4,5 miliardi.

Sfoglia l’indagine Tecnè-Associazione Bruno Trentin in pdf

 

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