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Le Pmi italiane ai vertici delle classifiche europee

di Matteo Buttaroni

imprese-artigianeNonostante la crisi c’è chi, soprattutto negli ultimi tre anni, ha avuto il coraggio di investire tentando di guardare avanti invece che alle proprie spalle. Stiamo parlando di quelle piccole e medie imprese italiane che hanno deciso di puntare sulla ricerca, sulle potenzialità di un’economia più sostenibile e sulle nuove tecnologie.
Delle 65.481 imprese che negli ultimi tre anni hanno introdotto delle innovazioni (un numero che pone l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania con 90.395), circa l’80% conta meno di 50 addetti.
Osservando i dati dell’Eurostat, rielaborati nel Rapporto Le Pmi e la sfida della qualità – Un’economia a misura d’Italia da Cna e Fondazione Symbola, si nota come la piccola e media impresa manifatturiera italiana guidi la classifica relativa alla produzione di valore aggiunto in Europa.
In particolare le Pmi italiane ne generano il 22,1% (77,3 miliardi di euro), ponendo il nostro Paese al top avanti a Germania, con il 18,5% (64,8 miliardi); Francia, con il 13,3% (46,5 miliardi); Regno Unito, con il 11,1% (38,7 miliardi); e Spagna, 8,9% (31,1 miliardi).
Ruolo da protagonista le Pmi nostrane lo ricoprono anche in termini di export. Basta pensare che delle 88.952 imprese manifatturiere italiane che vendono all’estero nove su dieci contano meno 50 addetti. Anche in questo caso il confronto europeo ci vede in testa alla classifica con una percentuale pari a 89,9 punti. Seguono la Germania con il 14,5% (46.061 Pmi esportatrici), la Francia con il 7,8% (24.685), il Regno Unito con il 6,9% (21.892), la Polonia con il 6,8% (21.516) e, per finire, la Spagna con il 6,1% (19.301).
Performance rese possibili grazie alla qualità del Made in Italy. Il rapporto evidenzia, infatti, come l’Italia non abbia rivali in Europa in fatto di prodotti di qualità: dall’introduzione dell’euro ad oggi io nostro Paese ha visto aumentare del 39% i valori medi unitari dei suoi prodotti (ovvero rapporto tra il valore delle merci scambiate e la quantità delle stesse), realizzando la crescita più alta tra i Paesi comunitari. Nel Regno Unito il dato si attesta al 36,4%, in Spagna al 30,6%, in Francia al 26,9% e in Germania al 22,9%.
Non per niente, con 255 prodotti, l’Italia occupa la prima posizione anche nella classifica relativa alla quantità di prodotti con il più alto valore medio unitario al mondo: 255, contro i 196 della Germania, i 193 della Francia, i 188 del Regno Unito e i 67 della Spagna.
Come già visto le nostre imprese sono le seconde in Europa, dopo le 90.395 della Germania, per numero di aziende che hanno fatto un qualche tipo di innovazione, o nei processi produttivi o nel tipo di prodotti realizzati, surclassando gli altri competitors. Dopo le 65.481 imprese innovative registrate per l’Italia, si scende a 44.623 per il Regno Unito, a 37.924 per la Francia e a 24.159 per la Spagna.
Il risultato di queste innovazioni è tangibile soprattutto se si guarda all’impatto ambientale. Ogni milione di euro prodotto l’Italia immette nell’atmosfera 104 tonnellate di anidride carbonica e 41 di rifiuti. Decisamente meglio di Germania, 143 milioni di tonnellate di CO2 e 65 di rifiuti , e del Regno Unito, rispettivamente 130 e 65.
In testa alla classifica europea anche per quanto riguarda l’occupazione “verde”: dalla fine del 2014 il 51% delle Pmi conta almeno un green-job. Percentuale che scende a 37 punti nel caso del Regno Unito, a 32 punti in Francia e a 29 punti in Germania.

(articolo pubblicato il 20 aprile 2015 su Tgcom24)

 

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