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La Cina riduce i dazi sui prodotti importati

Secondo l'Istat, ad aprile quello cinese è stato uno dei mercati di sbocco “più dinamici” per i prodotti italiani con una crescita annua del 17,9%
di Mirko Spadoni

export2Esportare in Cina sarà più conveniente rispetto al passato recente: da lunedì 1° giugno 2015, infatti, Pechino ha abbassato i dazi sulle importazioni di prodotti di abbigliamento, calzature, cosmetici e altri prodotti di lusso e di largo consumo. Quali sono le ragioni alla base di questa scelta?
La Commissione per le tariffe doganali cinese ha ridotto i dazi all’import su diversi tipi di calzature – come stivali e scarpe sportive – dal 22-24% al 12%, su alcune tipologie di abbigliamento – come cappotti, completi, giacche a vento, giubbotti, giacche, maglioni e tailleur – dal 14-23% al 7-10% e, infine, su prodotti per la cura della pelle – come creme solari ed abbronzanti – dal 5% al 2%. Non sono inclusi borse, gioielli, orologi e piccola pelletteria.
A cosa dobbiamo questa decisione? Abbassando i dazi sui beni importati, Pechino vuole incentivare i consumi interni, che recentemente hanno subìto una battuta d’arresto. La riduzione dei dazi, inoltre, renderà lo shopping all’estero meno conveniente per i tantissimi turisti cinesi.
Si tratta sicuramente di una buona notizia per i Paesi che esportano in Cina. Come l’Italia, ad esempio. Secondo quanto certificato solo qualche giorno fa dall’Istat, infatti, ad aprile quello cinese era uno dei mercati di sbocco “più dinamici” per i prodotti italiani – con una crescita annua del 17,9% –, secondo soltanto al mercato statunitense (+36,4%). Incrementi sostanziosi, che hanno compensato il calo (altrettanto consistente) su base annua delle importazioni verso la Russia (-29,5%).
La Cina è uno dei mercati più importanti per l’Italia. Non è una novità. Nel 2015, ad esempio, per promuovere i prodotti italiani nel gigante asiatico, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha messo a disposizione 15 milioni di euro nell’ambito del Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia, che – grazie ad investimenti complessivi per 260 milioni di euro – intende incrementare i flussi complessivi di export di beni e servizi italiani di circa 50 miliardi di euro entro il 2018.

(articolo pubblicato il 1 giugno su tgcom24)

 

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