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L’andamento dell’economia tedesca

di Fabio Germani

angela_merkelC’è stato un momento, nel 2014, in cui anche la Germania – locomotiva d’Europa – veniva dipinta come paese in forte rallentamento a causa di performance meno esaltanti nelle esportazioni e di una domanda interna incerta, nel timore che Berlino in crisi potesse trascinare con sé il vecchio continente verso una situazione ancora più critica. Ma l’economia tedesca, oggi, sta mostrando nuovi segnali di vitalità.
Il dato positivo è lo slancio della produzione industriale – un importante indicatore per testare lo stato di salute di un’economia – che nel mese di aprile, così come comunicato dal ministero dell’Economia tedesco, è cresciuto dello 0,9% dopo la discesa dello 0,4% del mese precedente. Il risultato è superiore alle attese, quando si pensava ad un miglioramento dello 0,6%.
Ma non è tutto. Le previsioni sono rosee e come scrive la Bundesbank nelle stime semestrali sul triennio 2015-2017, “l’economia tedesca si è ripresa rapidamente” rispetto a quel rallentamento del 2014 cui si accennava in apertura. In più, adesso, a sostenere la crescita non è solo la domanda estera, ma anche quella interna. Così si rivede al rialzo la crescita del Pil, per quest’anno stimato in aumento dell’1,7%, dell’1,8% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017.
Un contesto favorevole, insomma, che permette alla Germania di beneficiare di ulteriori successi nel mercato del lavoro e di un export più forte grazie alle politiche monetarie della Bce, al deprezzamento dell’euro e alla ripresa, seppur lenta, dell’Eurozona. Il tasso di disoccupazione si mantiene su livelli stabili, restando cioè ai minimi da vent’anni, attestandosi ad aprile al 6,4%.
Il mercato del lavoro tedesco, che per molti attualmente corrisponde ad un modello da seguire, è caratterizzato anche, tuttavia, da un ricorso efficiente all’apprendistato (che talvolta inquadra in maniera rigida il percorso di un giovane che accede al mondo del lavoro) e all’utilizzo dei cosiddetti mini jobs, lavori che prevedono salari relativamente bassi e, in diversi casi, coperture assicurative quasi assenti. Per quanto siano stati rilevati di recente sostanziali incrementi del reddito, il numero di impieghi a basso salario hanno rilevato una crescita non indifferente (oltre il 20%) dal 1995 al 2010.
Lacune non mancano, quindi, ma nel complesso l’economia tedesca è in territorio positivo. Al di là delle stime per il futuro, infatti, nel primo trimestre del 2015 il Pil ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, meno di quanto era atteso dagli analisti e a livelli di poco inferiori a quelli della Francia. Ma incoraggia, dal punto di vista di Berlino, proprio la transizione, appena agli inizi, dalle esportazioni ai consumi interni.

(articolo pubblicato l’8 giugno su Tgcom24)

 

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