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Il peso della burocrazia in Italia

lavoro_impreseLa burocrazia rappresenta l’ostacolo principale per chi vuole avviare un’attività nel nostro Paese. Il 19,9% degli imprenditori italiani se n’è detto convinto nel corso di una rilevazione del Censis. D’altronde l’adempimento delle pratiche burocratiche richiede molto tempo e uno sforzo economico consistente.
Chiamati a scegliere 15 fattori che ostacolano lo sviluppo delle imprese nel corso di una rilevazione del Censis, il 19,9% degli imprenditori pone al primo posto una burocrazia statale, giudicata inefficiente. Quest’ultima è la principale zavorra per chi vuole avviare un’attività economica, sostengono gli imprenditori. Si tratta di una percentuale superiore rispetto a quella rilevata nelle principali economie europee: Regno Unito (8,5%), Germania (8,9%) e Francia (10,3%).
Del resto l’adempimento delle pratiche burocratiche richiede tempo (un’azienda impiega mediamente 269 ore l’anno, secondo il Centro Studi ImpresaLavoro) e uno sforzo economico notevole. Stando ad una stima della Cgia di Mestre, aggiornata al 31 dicembre del 2012, le piccole e medie imprese (pmi) italiane – ovvero quelle che occupano meno di 250 persone e il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro – sborsano 31 miliardi di euro all’anno (circa 7.000 euro ciascuna) per sostenere i costi amministrativi, che non rappresentano l’unica voce di spesa.
Oltre ai costi amministrativi, infatti, vanno considerate i contributi previdenziali e le tasse che, tornando alla rilevazione del Censis, rappresentano l’ostacolo principale per il 18,7% degli imprenditori italiani. Complessivamente, conclude la Cgia di Mestre, il peso tributario e contributivo ammonta a 217,8 miliardi di euro, che – sommati alle spese per le pratiche burocratiche – toccano i 248,8 miliardi di euro.
Eppure liberare le imprese dal peso della burocrazia non consentirebbe agli imprenditori di risparmiare tempo e denaro, ma apporterebbe benefici anche al sistema produttivo del nostro Paese: secondo Confartigianato, infatti, la produttività delle aziende italiane crescerebbe del 2,3%. Per le micro imprese – ovvero quelle che impiegano fino a 9 addetti – l’aumento sarebbe ancor più consistente, pari al 5,8%. Quanto basta per recuperare oltre la metà (il 53,7%) del gap di produttività che attualmente scontano rispetto alla media della produttività delle micro imprese attive in Francia, Germania e Spagna.

(articolo pubblicato il 18 giugno su Tgcom24)

 

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