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Ricchi e poveri, le differenze in Europa

consumi_crisi_economicaNon siamo certo ai livelli della Bulgaria, che è il paese più “povero” d’Europa – né della Romania e della Croazia che arrivano subito dopo –, ma viaggiamo nonostante tutto al di sotto della media Ue per benessere delle famiglie in compagnia di Irlanda, Cipro e Spagna.
L’indicatore dell’Eurostat, i cui dati sono stati diffusi pochi giorni fa, misura il consumo individuale effettivo (Aic) e ci colloca in una posizione quasi di mezzo, ovvero non siamo tra i più ricchi per consumi e neppure tra i più poveri. Siamo però sotto la media Ue del 10%. Partendo dai posti più alti di questa speciale classifica il Lussemburgo è ai massimi, superiore alla media del 40%.
A seguire troviamo paesi come Germania e Austria, del 20% sopra la media. E di nuovo Danimarca, Belgio, Svezia, Regno Unito, Finlandia, Francia e Olanda, con livelli tra il 10% e il 15% oltre la media europea. Al di sotto dell’Italia (e di Irlanda, Cipro e Spagna, appunto) le situazioni più critiche.
In Grecia, Portogallo e Lituania, infatti, il livello scende sotto la media tra il 10% e il 20%. Ancora più in basso, tra il 20 e il 30%, vi sono Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia e Slovacchia. Tra il 30 e il 40% Estonia, Lettonia e Ungheria, mentre Croazia e Romania si attestano su posizioni che oscillano tra il 40% e il 45% sotto la media Ue. Il livello della Bulgaria è addirittura inferiore del 50%.
Ma i parametri per misurare “ricchezza” e “povertà” sono diversi. Ad esempio, considerando il Prodotto interno lordo pro capite delle regioni europee (e tenendo conto di alcune specifiche variabili tipo gli investimenti in ricerca) si scopre allora che i più ricchi in Europa sono i cittadini di Londra, mentre la Calabria risulta tra le regioni più povere.
Per rendere l’idea: l’area di Londra presenta un Pil al 325% della media europea. Qui un cittadino può vantare un reddito pari a 86.400 euro quando quando la media Ue è di 26.600 euro (anno di riferimento è il 2013), la Calabria ha invece un reddito medio pro-capite di 15.100 euro.
In Italia, almeno, sembra scendere il numero delle persone che vivono in condizioni di disagio sociale. E in questo caso entra in gioco il mercato del lavoro, anche. Secondo la recente indagine del Centro Studi di di Unimpresa (sulla base di dati Istat), dal 2014 al 2015 la platea si è ridotta dello 0,8%, ovvero 71 mila persone in difficoltà in meno. Un numero che però nel suo complesso resta ancora elevato: 9,2 milioni di persone, tra disoccupati, autonomi e part time. Quanti non possono contare su un lavoro stabile o una retribuzione adeguata ammontano a 5,9 milioni di unità. E tale situazione può rallentare la ripresa dei consumi.

(articolo pubblicato il 22 giugno 2015 su Tgcom24)

 

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