La crisi greca per ora non spaventa, Eurozona in espansione
I timori che ruotano attono alla crisi ellenica possono essere accantonati, almeno per il momento. Le turbolenze e la fase di incertezza che prosegue ormai da diversi mesi non sembrano avere ostacolato la vitalità dell’economia dell’Eurozona, che anzi si mostra piuttosto in salute.
Anche le recenti misure della Bce, volte a stimolare l’economia e rilanciare la ripresa, sembrano andare per il verso giusto, mettendo al riparo la zona euro. Nel mese di giugno, infatti, l’attività economica nell’area della moneta unica è cresciuta a un ritmo più elevato degli ultimi quattro anni. L’indice composito Pmi (Purchasing Managers Index) di Markit è cresciuto a giugno a 54,2 punti, in aumento rispetto ai 53,6 di maggio. Nello specifico gli incrementi sono avvenuti sia nel manifatturiero sia nel terziario. In particolare l’indice Pmi servizi di giugno è passato dai 53,8 punti di maggio ai 54,4 di giugno.
In Francia l’indice Pmi composito è aumentato, raggiungendo i 53,3 punti a giugno dopo i 52 di maggio. Analogamente l’indice composito della Germania è avanzato a 53,7 punti dai 52,6 del mese precedente.
Bene Germania e Francia, anche l’Italia registra una fase di espansione. Nel nostro paese l’indice composito, che è sintesi tra manifattura e servizi, ha evidenziato a giugno un valore di 54 da 53,7 punti del mese precedente. È l’indice Pmi servizi a segnare l’incremento più importante, a 53,4 dal precedente 52,5 (il miglior risultato degli ultimi 12 mesi), mentre quello manifatturiero è sceso leggermente a 54,1 punti da 54,8, segno che la produzione continua ad espandersi (sopra, cioè, quota 50), ma rallentando un pochino il passo rispetto a maggio.
Fuori dall’eurozona, il Regno Unito conferma il proprio stato di salute e registra un balzo in avanti notevole per quanto riguarda le costruzioni il cui indice Pmi si attesta ora a 58,1 punti quando a maggio era di 55,9 punti. Si osserva, invece, un rallentamento negli Stati Uniti. L’indice Pmi manifatturiero passa a 53,6 punti, in calo dai 54 punti di maggio. Si tratta del peggior dato da ottobre 2013, che deriva dal rafforzamento del dollaro e il conseguente calo delle esportazioni.
In Cina l’indice composito è sceso da 51,2 a 50,6, mentre quello servizi è diminuito a 51,8 da 53,5 di maggio. L’indice Pmi manifatturiero del Giappone si attesta a 50,1 punti. Come nel caso della Cina, anche il Giappone mantiene il livello in territorio positivo, sebbene di poco sopra quota 50 che “separa” contrazione ed espansione.
(articolo pubblicato il 3 luglio su Tgcom24)