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Ripresa ancora lenta, pesa l’incognita Grecia

L'Eurozona sta attraversando una fase di espansione, anche se ora più contenuta. Tuttavia la crisi ellenica rappresenta “il fattore di maggiore preoccupazione”

crisi-economicaL’unico effetto al momento certo del referendum greco che si è tenuto domenica – e che ha visto trionfare i “no” all’ultima proposta della Troika – è legato all’incertezza e al timore che la questione greca possa in qualche modo condizionare le economie dei paesi cosiddetti periferici dell’Eurozona. Anche l’Istat nell’Eurozone Economic Outlook sottolinea come la Grecia sia adesso “il fattore di maggiore preoccupazione per la stabilità economico/finanziaria dell’area euro”.
Questo perché nulla è stato ancora deciso e le eventuali soluzioni dovranno passare inevitabilmente per un accordo definitivo e duraturo tra Atene e Bruxelles, con ripercussioni ora difficili da individuare. Fino adesso non c’era stato motivo di pensare al peggio, anche perché nel frattempo (e nonostante la crisi ellenica) l’attività economica dell’Eurozona risultava in una fase di espansione, nel mese di giugno anche ad un ritmo più elevato degli ultimi quattro anni. I primi segnali di ripresa, insomma.
Le previsioni, del resto, sembrano confermare per ora il trend positivo. Ad esempio: la produzione industriale ha accelerato nel primo trimestre del 2015 (+0,9%), nonostante la riduzione registrata a marzo (-0,4%). Nel secondo trimestre è atteso un rallentamento (+0,3%) e a seguire un recupero (nel terzo e quarto trimestre), sostenuto – spiega l’Istat – dal miglioramento delle condizioni di domanda interna ed estera. In più la crescita media è attesa all’1,4%, dopo lo 0,9% del 2014. Il mercato del lavoro migliorerà gradualmente grazie alla progressiva riduzione della disoccupazione. Con l’incremento dei salari si determinerà anche l’incremento del potere d’acquisto delle famiglie con effetti positivi sulla dinamica di consumo.
La precisazione, doverosa, è che le previsioni dell’Istat derivano dall’ipotesi che l’evoluzione della crisi greca non produca effetti significativi sulla stabilità dell’Eurozona. Nel caso dell’Italia, più diretto in questo senso, è il Fondo monetario internazionale: “Gli avversi sviluppi ad Atene potrebbero avere un sostanziale impatto sull’Italia tramite effetti sulla fiducia, anche se l’esposizione diretta è limitata, come limitati sono i rischi di contagio nel breve termine”.
Dunque l’Italia, secondo il Fmi, deve procedere sul percorso delle riforme già intrapreso (la ripresa c’è, ma lenta e ancora fragile). In particolare deve privatizzare di più, anche perché il debito pubblico elevato “è un importante fattore di vulnerabilità”. Il consiglio del Fmi, in estrema sintesi: non abbassare la guardia e scongiurare il rischio Grecia.

(articolo pubblicato il 7 luglio su Tgcom24)

 

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