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I numeri dell’alternanza scuola-lavoro

scuola-lavoroCon l’inizio del prossimo anno scolastico, l’alternanza scuola-lavoro diventerà obbligatoria sia negli istituti tecnici e professionali sia nei licei. Alternando le lezioni scolastiche con periodi trascorsi lavorando in un’impresa, gli studenti avranno la possibilità di arricchire le loro conoscenze e apprendere nuove competenze, magari più spendibili nel mercato del lavoro.
La riforma, approvata in via definitiva giovedì dalla Camera dei deputati, estenderà alla totalità delle scuole secondarie di II grado l’utilizzo dell’alternanza scuola-lavoro che, secondo i dati elaborati dall’Istituto nazionale di documentazione Innovazione e Ricerca educativa per conto del ministero dell’Istruzione, è stata adottata come metodologia didattica dal 43,5% degli istituti nel 2013-2014: meno della metà, dunque.
Complessivamente i percorsi attivati sono stati 10.279 (nel 2012-2013 furono 11.600) e hanno coinvolto solo una parte degli studenti italiani: 210.506; il 10,7% del totale. A crescere è stato il numero di imprese coinvolte (126.003): il 21,6% in più rispetto all’anno scolastico precedente.
Secondo quanto prevede la riforma, le ore di formazione, che coinvolgeranno gli studenti a partire dal terzo anno, saliranno ad almeno 400 per i ragazzi e le ragazze che frequentano gli istituti tecnici e professionali e ad almeno 200 per quelli iscritti ad un liceo.
Lo scopo è quello di favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro una volta concluso il percorso scolastico, riducendo contemporaneamente il crescente tasso di disoccupazione giovanile, che, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ha raggiunto ormai livelli inquietanti (in Italia, il tasso di disoccupazione tra i giovanissimi è al 42,7%).
L’alternanza scuola-lavoro potrebbe offrire un aiuto in tal senso, rendendo i giovani italiani più appetibili agli occhi delle imprese. Secondo un sondaggio Eurobarometro, che ha coinvolto 7 mila aziende europee, l’81% degli imprenditori italiani ha ammesso di considerare l’esperienza lavorativa un requisito fondamentale al momento dell’assunzione, indipendentemente dal tipo di mansione.

(articolo pubblicato il 13 luglio su Tgcom24)

 

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