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Il clima sociale ed economico in Italia

crisi_personeI timidi miglioramenti della nostra economia registrati negli ultimi mesi non sembrano fare granché presa sulla popolazione. Il clima di fiducia, infatti, è stabile da diversi mesi e non segnala significativi mutamenti, soprattutto nel segmento di popolazione che comprende lavoratori dipendenti, pensionati, persone a basso reddito (sotto i mille euro), precari, disoccupati e giovani, che resta, anzi, molto pessimista rispetto alla situazione economica dell’Italia. La risalita di alcuni indicatori, insomma, non si sta traducendo per il momento in un’iniezione di ottimismo: la crisi non può ancora dirsi superata e il clima di fiducia migliora debolmente quanto è debole la ripresa del ciclo economico. Questa, in estrema sintesi, la fotografia del quadro socioeconomico del Paese scattata dall’istituto di ricerca Tecnè in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio nell’indagine Fiducia economica, clima sociale e i giudizi sul Governo e sulla Cgil, relativa al terzo trimestre 2015 e presentata lunedì 12 ottobre durante una conferenza stampa nella sede del sindacato di Corso Italia.
In una scala da 1 a 100, spiega la ricerca, la fiducia economica del Paese resta in territorio negativo nonostante la lieve crescita dai 44 punti del periodo precedente ai 45 del terzo trimestre dell’anno. In particolare risulta stabile tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (44), tra i pensionati (39), tra chi ha redditi bassi (33), tra i lavoratori precari (39); scende tra i disoccupati (a 17 da 21), tra i giovani 18-29enni (a 25 da 32). Rispetto al secondo trimestre 2014, tuttavia, si registrano incrementi nella fiducia economia tra i lavoratori dipendenti (38-44), tra quelli precari (35-39) e tra i pensionati (37-39); una situazione pressoché stabilite tra i giovani (43-42). È peggiorato, invece, tra i disoccupati (35-29) e tra chi ha redditi bassi (35-33).

Analizzando il clima sociale che racchiude, oltre a quella economica anche la fiducia politica e istituzionale, i giudizi sono perlopiù negativi, ben distanti dalla soglia base dei 50 punti. Dunque si manifesta, in aggiunta, un certo malcontento per quelli che sono gli organi decisionali. Nella porzione di popolazione che include lavoratori dipendenti, pensionati, persone a basso reddito, precari, disoccupati e giovani si attesta a 21 punti, in discesa dai precedenti 26. Percorso analogo per quanto riguarda il resto della popolazione (34-27). Il clima sociale, nel suo complesso, si attesta a 24 quando era a 30 punti nel precedente trimestre, evidenziando perciò un vero e proprio crollo che coinvolge entrambi i campioni rappresentativi della popolazione.
In un anno non traspare la percezione netta di una ripresa consolidata. Lievi miglioramenti nei giudizi, fatta eccezione delle persone a basso reddito, comprende le categorie dei lavoratori dipendenti (38-36), pensionati (36-35), lavoratori precari (35-34), disoccupati (28-27), giovani 18-29 anni (32-31). Nelle prospettive della situazione economica tra 12 mesi, i più ottimisti sono i lavoratori dipendenti (su livelli stabili nel terzo e secondo trimestre a 52 punti), i più pessimisti i disoccupati (39-40).
Un trend simile viene riscontrato anche per quanto riguarda i giudizi sulla situazione economica della famiglia rispetto ad un anno fa. Si mantiene all’incirca stabile, in territorio negativo, tra tutte le categorie coinvolte, salvo i lavoratori dipendenti che si attesta a 41 dal precedente valore di 39 punti. Allo stesso modo le prospettive economiche della propria famiglia tra 12 mesi non evidenziano particolari stravolgimenti rispetto a quelle manifestate lo scorso trimestre, ma si mantengono sugli stessi livelli. Addirittura, tra i pensionati, tra chi ha redditi bassi, tra i lavoratori precari, tra i disoccupati e tra i giovani, si teme un lieve peggioramento. Ciò può dipendere anche dalle attese sull’occupazione che registrano un metro di giudizio all’incirca analogo. In generale quanti dichiarano a settembre che la situazione economica dell’Italia sia migliorata, molto o abbastanza, rispetto ai 12 mesi precedenti è il 20% del totale (ad agosto era il 16%), appena il 4% tra quelli che ritengono migliorata la situazione economica della famiglia (giudizi che si mantengono stabili rispetto ai mesi precedenti).
Anche i giudizi sulle politiche del Governo restano sostanzialmente negativi e stabili rispetto al secondo trimestre 2015. Tra i lavoratori dipendenti si attesta a 33 punti, tra i pensionati a 39, tra chi ha redditi bassi a 31, tra i lavoratori precari a 32, tra i disoccupati a 31 così come tra i giovani.
I giudizi sull’operato della Cgil, invece, registra una leggera flessione tra le diverse categorie sociali, pur restando nella maggior parte dei casi in territorio positivo. Tra i lavoratori dipendenti passa da 52 del secondo trimestre a 51 del terzo trimestre, tra i pensionati da 46 a 45, tra hi ha redditi bassi da 58 a 57, tra i lavoratori precari da 50 a 49, tra i disoccupati da 51 a 50. Tra i giovani 18-29 anni, infine, da 48 a 47.

Il sondaggio è stato effettuato tra il lunedì e il venerdì dell’ultima settimana di ciascun mese. Numerosità pari a 2.000 casi con metodo Cati su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne italiana. Margine d’errore +/- 2,2% (sui risultati a livello dell’intera popolazione) e +/- 3 punti sul voto medio.

Sfoglia l’indagine Tecnè-Fondazione Di Vittorio in pdf

 

1 Commento per “Il clima sociale ed economico in Italia”

  1. […] su cui concentrare i massimi sforzi. E lo fa a margine della conferenza stampa di presentazione dell’indagine Tecnè in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Fiducia economica, clima sociale e i giudizi sul Governo e la Cgil, che si è tenuta lunedì 12 […]

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