Le persone senza dimora in Italia
Si stima che in Italia siano 50.724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine dell’Istat. Spiega perciò l’istituto di statistica che “tale ammontare corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine, valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone)”. Poi l’Istat precisa che “circa i due terzi delle persone senza dimora (il 68,7%) dichiarano di essere iscritte all’anagrafe di un comune italiano, valore che scende al 48,1% tra i cittadini stranieri e raggiunge il 97,2% tra gli italiani”.
Entrando nel dettaglio, la quota di persone senza dimora che si registra nelle regioni del Nord-ovest (38%) è del tutto simile a quella stimata nel 2011, così come quella del Centro (23,7%) e delle Isole (9,2%). Nel Nord-est si osserva invece una diminuzione (dal 19,7% al 18%) che si contrappone all’aumento nel Sud (dall’8,7% all’11,1%). Si tratta per lo più di uomini (nell”85,7% dei casi) quando si parla di persone senza dimora, stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%) – anche se, precisa l’Istat, a seguito della diminuzione degli under 34 stranieri l’età media è leggermente aumentata (da 42,1 a 44) – o con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore). Cresce rispetto al passato la percentuale di chi vive solo (da 72,9% a 76,5%), a svantaggio di chi vive con un partner o un figlio (dall’8% al 6%). Poco più della metà (il 51%) dichiara di non essersi mai sposato.
Inoltre, anche la durata della condizione di senza dimora, rispetto al 2011, si allunga: diminuiscono, dal 28,5% al 17,4%, quanti sono senza dimora da meno di tre mesi (si dimezzano quanti lo sono da meno di un mese), mentre aumentano, le quote di chi lo è da più di due anni (dal 27,4% al 41,1%) e di chi lo è da oltre quattro anni (dal 16% sale al 21,4%).
(fonte: Istat)