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Sulle imprese ancora pesa la stretta creditizia

soldi-euroQuanto rilevato dalla CGIA di Mestre – tra il 2011 e il 2015 i prestiti bancari concessi alle imprese hanno subìto una contrazione pari a 114 miliardi di euro, di cui 21 soltanto nell’ultimo anno – conferma il prolungarsi della stretta creditizia nel nostro Paese.
Dunque il Quantitative easing, il piano di acquisti di titoli di Stato della BCE che attraverso l’iniezione di liquidità punta a far risalire l’inflazione nell’Eurozona e a rilanciare domanda e crescita, non sembra allentare la morsa della stretta creditizia: secondo la BCE, infatti, una maggiore liquidità a disposizione avrebbe dovuto incentivare le banche a concedere più prestiti alle imprese.
In Italia, sempre più imprenditori decidono così di rivolgersi ai confidi – ovvero i consorzi e cooperative di garanzia collettiva dei fidi che offrono garanzie a favore delle imprese, per favorirne l’accesso al credito – nella speranza di ottenere il prestito richiesto. Secondo una ricerca sullo stato del credito a Pmi e artigiani in Italia di Fedart Fidi, la Federazione Nazionale Unitaria dei Confidi dell’artigianato, nel 2014 le imprese associate ai confidi hanno raggiunto le 742 mila unità. Tuttavia all’aumento delle aziende associate non corrisponde un incremento dei prestiti concessi. Anzi. Secondo le stime di Fedart Fidi, nel 2015 i prestiti ammonteranno a 35,3 miliardi di euro: in calo rispetto ai 38,6 miliardi dell’anno precedente (-8,5%).
L’eccessivo protrarsi della stretta creditizia può avere effetti negativi su un’economia, per di più già segnata dalla crisi economica. Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale, la stretta creditizia ha un impatto negativo sull’andamento del Prodotto interno lordo di gran lunga peggiore nelle economie caratterizzate da un’elevata presenza di piccole e medie imprese. Tra il 2009 e il 2012 i Paesi europei con una maggiore presenza di pmi hanno fatto registrare tassi di crescita inferiori laddove si è contemporaneamente verificata una crescita bassa o addirittura negativa del credito concesso alle imprese. Proprio come accaduto in Italia.

 

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