Stabile il tasso dei posti vacanti nell’Ue
L’Eurostat ha diffuso le statistiche relative al tasso dei posti vacanti nell’Unione europea nel terzo trimestre. Del resto nonostante gli alti tassi di disoccupazione, che caratterizzano l’economie europee – in Italia si è attestato all’11,5% ad ottobre –, esiste una quota dei posti di lavoro per i quali le imprese faticano a trovare il candidato ideale.
Secondo l’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, il tasso dei posti di lavoro disponibili nel terzo trimestre nell’Ue a 28 era dell’1,7%, stabile rispetto al secondo trimestre.
Naturalmente i posti di lavoro vacanti – ovvero i posti di lavoro retribuiti ancora vuoto, che stanno per rimanere tali o di nuova creazione, per i quali il datore di lavoro sta cercando dei candidati – sono distribuiti in modo disomogeneo all’interno dell’Ue. Il Belgio (2,7%), la Germania (2,6%) e la Gran Bretagna (2,6%) sono i Paesi caratterizzati dai tassi più elevati, ad esempio.
In Italia, invece, nel terzo trimestre i posti vacanti offerti erano pari allo 0,6% del totale, una percentuale in calo rispetto al trimestre precedente (-0,1%) e prossima al valore più basso dell’intera Unione europea: lo 0,4% registrato in Lettonia.
Le statistiche relative al nostro Paese non offrono un quadro completo, però. I dati relativi ad una manciata di Paesi (Italia, Francia, Danimarca e Malta) non tengono conto dei posti vacanti in alcuni settori della pubblica amministrazione (scuola e sanità) e non considerano le micro-imprese, definite tali perché impiegano 10 o meno addetti e che nel nostro Paese rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese attive nell’industria e nei servizi di mercato: secondo l’ISTAT, in Italia il 95,1% delle imprese è “micro” e impiega il 47,2% degli addetti totali.
A volte le imprese faticano a trovare il candidato ideale. Spesso i datori di lavoro cercano personale con precedenti esperienze lavorative e con competenze specifiche, acquisibili soltanto attraverso il potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. La seconda ragione è collegata invece ad un’offerta carente di alcuni titoli di studio. In Italia, stando ad un’indagine del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, gli imprenditori denunciano una carenza di ingegneri, statistici e laureati in materie scientifiche.